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Esteri

"La corsa nucleare inquieta il Papa, rischi dalle esibizioni di forza di Trump"

EPA
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Il Vaticano ha ascoltato con grande attenzione il discorso sullo Stato dell'Unione pronunciato da Donald Trump. Il rischio di un'escalation nucleare e il tema dei Dreamers sono i temi che la Santa Sede e Papa Francesco in particolare osservano con maggiore interesse. A spiegarlo all'Huffpost è l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, diplomatico vaticano di lungo corso, numero due del Dicastero per lo sviluppo umano integrale.

Donald Trump ha affermato che come parte della loro difesa gli Stati Uniti devono modernizzare e ricostruire il loro arsenale nucleare. Papa Francesco invece è più volte intervenuto per mettere in guardia dalla corsa al nucleare che comporta i rischi per tutta l'umanità. Come giudica questa parte del discorso di Trump?

"Le notizie che riguardano la modernizzazione e l'ampliamento degli arsenali nucleari esistenti sono una fonte di grande inquietudine, da qualsiasi parte provengano. Mi sento di ripetere il messaggio che Papa Francesco ha più volte ribadito, anche in visita da noi presso il Dicastero dello Sviluppo Umano Integrale: "L'umanità rischia il suicidio!". Si tratta di un annuncio, quello di Trump, che conferma la volontà di insistere nella dottrina della deterrenza nucleare, un apparato ideologico che si auspicava potesse essere un semplice retaggio della Guerra fredda. Personalmente, ritengo che questa posizione del presidente americano fondi le relazioni tra Stati sull'esibizione della forza, invece che sul dialogo, sul rispetto dei diritti umani e sullo sviluppo integrale degli individui e dei popoli; inoltre, temo che essa possa riscatenare la corsa agli armamenti tra potenziali inseguitori. Quel che è certo è che ogni investimento in strumenti micidiali ed inaccettabili come le armi di distruzione di massa, dilapida la ricchezza delle nazioni, destabilizza il confronto internazionale e getta nello sconforto l'umanità sofferente".

Quando, a metà gennaio, Papa Francesco ha distribuito la foto del bambino di Hiroshima sull'aereo in partenza per il Sudamerica tutti ci siamo chiesti come mai il Papa, per la seconda volta (era avvenuto anche la sera del 30 dicembre alle 21.15, in una data ed in un orario assai in soliti) distribuiva quella foto. Cosa ha spinto il Santo Padre a questa forte "insistenza"?

"La minaccia di un'esplosione atomica non è uno spauracchio ipotetico, ma una possibilità concreta. Per calcolo o per accidente se esplode una delle circa 15mila testate nucleari esistenti, si rischia che la catena di reazioni che ne segue distrugga il pianeta. Sin da Pio XII, primo Papa dell'era nucleare, la Santa Sede ha realisticamente analizzato fino a giungere a condannare come inaccettabile la dottrina della deterrenza nucleare perché fondata su una logica di paura. Il culmine di questa evoluzione si tocca con Papa Francesco il quale, in occasione del messaggio ai partecipanti alla Conferenza Vaticana sul disarmo Integrale dello scorso 10 novembre 2017 ha accoratamente affermato che è da condannare non solo l'uso delle armi nucleari, ma anche la minaccia del loro uso, nonché il loro stesso possesso: si tratta di un esplicito rigetto della dottrina della deterrenza! Il Santo Padre si fa carico delle sofferenze e delle paure dell'umanità e per questo si è affidato al potente messaggio dell'immagine di quel bambino".

Lei è rientrato qualche giorno fa dagli Stati Uniti e sabato scorso è stato ricevuto in udienza dal Papa. Qual è la situazione che ha trovato negli Usa?

"La stampa americana ha voluto riportare tutta una serie di esercitazioni militari in corso, interpretandole come una preparazione ad una presunta invasione di un Paese ostile. Per un Dicastero con il mandato di promuovere la pace, la strategia auspicabile è quella del dialogo. Un grande Paese come gli Stati Uniti può fare da battistrada per un tipo di relazioni internazionali basate sulla fiducia reciproca e sulla solidarietà. Esperienze anche recenti mostrano che l'uso della forza ingigantisce le sofferenze umane e le difficoltà politiche. Se un passo nuovo si deve fare è il rafforzamento delle strutture che la comunità internazionale si è dato appunto per risolvere i problemi che sempre più trascendono la capacità di un singolo Stato. La sicurezza e la pace sono intimamente legate alla giustizia e alla partecipazione di tutti nei benefici che la tecnologia e le nuove conoscenze provvedono. Europa, Stati Uniti e Paesi avanzati non possono dimenticare la loro responsabilità verso il resto della famiglia umana. Del resto, gli emigrati che bussano alle loro porte sono un continuo richiamo a questa responsabilità".

Proprio nei giorni scorsi l'associazione americana degli scienziati nucleari ha rilasciato un report avvicinando di altri 30 secondi le lancette dell'orologio alla virtuale mezzanotte di un apocalisse atomica (tanto per saperlo, mancano pochi minuti) sostenendo che il 2017 è stato l'anno peggiore della storia, da questo punto di vista, elencando una serie di fattori. Il presidente Trump, invece, ha detto che il "magico momento" del disarmo non è ancora arrivato.

"Il rischio è reale ed occorre prendere in seria considerazione gli allarmi lanciati dalla comunità scientifica più avveduta anche perché, in questo clima di rinnovata tensione fra gli Stati dotati dell'arma nucleare, non si possono escludere degli errori di calcolo o un incidente di qualsiasi tipo. Lo scorso 19 maggio 2017 è scomparso ad esempio Stanislav Evgrafovič Petrov, un militare sovietico, tenente colonnello dell'Armata Rossa durante la guerra fredda. Il 26 settembre 1983 identificò un falso allarme missilistico – prendendo difficili decisioni al limite delle sue prerogative e dei regolamenti preposti – evitando così il più che probabile scoppio di un conflitto nucleare mondiale. L'ultimo episodio in ordine di tempo è stato un altro falso allarme per un missile che ha scatenato il panico alle Hawaii il 13 gennaio scorso, gettando nello sconforto più angosciante gli abitanti per ben 38 minuti!".

Va poi considerato che, in quanto tali, gli esseri umani agiscono spesso in preda all'orgoglio, alla disperazione, al rancore, alla paura che sconfina nella follia o sulla base di convinzioni dogmatiche. Insomma, c'è una danza macabra attorno all'atomo e le lancette della storia corrono in fretta.

"Vi è la necessità passare rapidamente dall'equilibrio della deterrenza all'etica della responsabilità! La pace deve essere costruita sullo sviluppo umano integrale dei popoli e degli individui e non affidata alla minaccia reciproca tipica dell'ostentazione della supremazia militare o semplicemente economica e geopolitica. Stando alle analisi dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) Yearbook 2017, nel 2016, tali spese hanno raggiunto la cifra di 1.676 miliardi di dollari, equivalente al 2,2% del PIL mondiale o a 227 dollari per persona. La spesa totale in termini reali è superiore dello 0,4% rispetto al 2015 mentre, citando la Global Humanitarian Overview del 2017 dell'Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA), per gli aiuti umanitari non si raggiunge la cifra del fabbisogno di 23,5 miliardi di dollari, che sarebbe sufficiente a rispondere ai bisogni di 141,5 milioni di persone in 37 Paesi del mondo in stato di emergenza".

Nel suo discorso Trump ha ribadito anche l'annuncio fatto dalla Casa Bianca pochi giorni fa, di voler offrire la cittadinanza a 1,8 milioni di dreamers, ossia illegali portati negli Usa dai genitori quando erano bambini, ma in cambio ha chiesto la costruzione del muro lungo il confine con Messico, l'eliminazione della lotteria per l'assegnazione delle carte verdi, e la "chain migration", cioè la possibilità degli immigrati legali di sponsorizzare i familiari. Pensa che si tratti di uno sviluppo significativo in relazione alla questione dei migranti, così spesso all'attenzione della Santa Sede durante e dopo la campagna elettorale americana?

"Visto singolarmente il provvedimento governativo che premette la naturalizzazione delle persone irregolarmente arrivate in età minore negli Stati Uniti è senza dubbio un passo in avanti verso l'integrazione completa di queste persone nella società americana: farebbe di cittadini de facto cittadini de jure. Paese costruito dalle varie ondate di immigrati che ha accolto, l'ethos americano considera l'immigrazione una forza positiva ed arricchente. Eppure per ogni nuova ondata che arriva si rinnovano regolarmente polemiche, paure, stereotipi e pregiudizi che poi il tempo gradualmente dissipa. Speriamo che l'esperienza storica non venga dimenticata nelle circostanze attuali. Si tratta di persone che hanno vissuto negli USA per almeno 10 anni consecutivi. L'insistenza delle Chiese e di associazioni della società civile per una politica di immigrazione più umana nasce dalla convinzione che negli interessi del Paese e dei migranti, inclusi i Dreamers, devono emergere dalla penombra legale letteralmente milioni di persone che sono di fatto parte della società americana, ma esposti al rischio di sfruttamento e di ricorso alla criminalità a causa della loro condizione legale irregolare. La tendenza della migliore tradizione americana, è quella di cercare un modo per regolarizzare le persone che già si trovano nel Paese, perché anche loro contribuiscono al bene comune".

Questo nuovo piano dell'amministrazione Trump andrà di pari passo con la normalizzazione dei canali legali di immigrazione negli Stati Uniti , ma anche con la costruzione del muro con il Messico.

"La prevenzione di immigrazione clandestina è alquanto più complessa dell'erezione di muri che nella storia non hanno mai fermato il movimento di popoli. Occorre affrontare le cause alla radice dei movimenti di popolazione. Politiche economiche e militari che portano a sfruttamento e conflittualità e allargano il gap tra i Paesi e i gruppi del benessere e quelli della povertà devono essere riviste e offrire delle alternative all'emigrazione. Il primo diritto è quello di vivere degnamente nel proprio Paese. Detto questo le migrazioni, fenomeno strutturale e non eccezionale, rimarranno con noi a lungo ed è saggio gestirle con intelligenza e solidarietà: è il nostro comune futuro".

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