Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Onori e silenzi per il Sultano

Alessandro Bianchi / Reuters
Alessandro Bianchi / Reuters 

Il centro di Roma trasformato in un fortino. Tremilacinquecento agenti di polizia predisposti alla sicurezza dell'ospite venuto da Ankara, aree off limits, bonifiche a tappeto, reparti speciali in campo. E' stata una visita blindata quella di Recep Tayyp Erdogan a Roma. Ma i sit-in di protesta organizzati dalle associazioni curde e da Articolo 21 e Federazione nazionale della stampa italiana (la Turchia è la più grande prigione di giornalisti al mondo), non hanno intaccato le certezze del "Sultano di Ankara". La prima delle quali riguarda l'Italia: "Le nostre relazioni bilaterali con l'Italia sono eccellenti, è un Paese amico con cui abbiamo una visione comune rispetto ai problemi regionali", aveva detto Erdogan parlando all'aeroporto di Istanbul prima di partire per Roma. "Lavoriamo insieme per la pace e la stabilità nel Mediterraneo. Come alleati Nato, contribuiamo alla sicurezza reciproca. Nei colloqui di Roma discuteremo delle relazioni bilaterali. Lo scorso anno il volume dei nostri scambi è stato di quasi 20 miliardi di dollari, ma il potenziale è doppio. Nel 2020 puntiamo a 30 miliardi di dollari", ha aggiunto (musica alle orecchie degli imprenditori con cui si è intrattenuto). Concetti che il presidente turco ha ribadito nei suoi incontri al Qurinale con il suo omologo italiano, Sergio Mattarella, e a Palazzo Chigi con il presidente del consiglio Paolo Gentiloni. Affari e geopolitica: sono le carte messe sul tavolo da Erdogan.

Se l'Italia vuole stabilizzare la Libia e mettere un tappo alla rotta mediterranea dei migranti, è al presidente turco che deve indirizzarsi, seguendo la strada indicata, a suo di miliardi di euro, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che obbligò l'Unione europea a un accordo con Ankara per frenare il flusso di migranti sulla rotta balcanica. La Turchia di Erdogan dice di guardare all'Europa, ma si comporta da potenza orientale: in azione militarmente in Siria, dove, pur essendo membro della Nato, ha stretto un patto di ferro con la Russia di Vladimir Putin. Un alleato scomodo, ma indispensabile per chi, come l'Italia, ha interessi, non solo di sicurezza, nel Nord Africa e in Medio Oriente. In questa chiave, i diritti umani e quelli delle minoranze, i curdi in particolare, sistematicamente calpestati dal presidente-padrone della Turchia, vengono sacrificati sull'altare della realpolitik e della bilancia commerciale. Gli incontri con le massime cariche istituzionali e di governo sono importanti, certo, ma mai quanto quello che di primo mattino Erdogan ha in Vaticano con Papa Francesco: era dal 1959 che un presidente turco non varcava la soglia pontificia. "Vedo questa visita come un'opportunità significativa di attirare l'attenzione sui valori umani comuni, l'amicizia e i messaggi di pace", aveva affermato Erdogan alla vigilia dell'incontro "Discuteremo di Palestina, Gerusalemme, Siria, Iraq, antiterrorismo, questioni dei rifugiati, aiuti umanitari", aveva anticipato, aggiungendo che si discuterà anche "della crescente islamofobia in Occidente e della lotta contro il razzismo culturale". Elogiando poi il ruolo attivo di Papa Francesco da quando ha assunto la guida della Chiesa, il presidente turco ha ribadito che "abbiamo accolto in particolare la sua posizione su Gerusalemme". "In questo periodo abbiamo parlato diverse volte al telefono. La sua posizione è stata davvero importante per mostrarci cosa possiamo fare insieme a lui in quanto leader dei cristiani nel mondo".

Sarà per la sicurezza, fatto sta che l'arrivo in Vaticano (ore 9,39) del presidente turco è un esercizio di potenza: una trentina tra auto e minivan transitano in via della Conciliazione verso il Palazzo Apostolico. Due le macchine presidenziali, con le bandiere, presumibilmente per ragioni di sicurezza. Numerose anche le vetture e le motociclette della polizia italiana di scorta al capo di Stato turco. Dura mezz'ora l'incontro ufficiale tra Erdogan e Bergoglio, seguito da un colloquio con il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Paolin.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione