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Esteri

Al via il processo a Salah Abdeslam, terrorista del Bataclan: "Non ho paura di voi, ho fiducia in Allah"

POOL New / Reuters
POOL New / Reuters 

"Quello che constato è che i musulmani sono trattati nel peggiore dei modi, non c'è presunzione d'innocenza", ma "non ho paura di voi né dei vostri alleati, ho fiducia in Allah". Lo ha affermato Salah Abdeslam durante il suo processo a Bruxelles per la sparatoria che ha preceduto il suo arresto a marzo 2016, rifiutandosi di rispondere ai giudici. "Il mio silenzio non fa di me né un criminale né un colpevole, vorrei che ci si basasse su prove scientifiche, non fare dell'ostentazione come i media".

Per il terrorista è stato chiesto il "massimo della pena", 20 anni di reclusione, con la privazione dei diritti civili e politici. Lo stesso per il suo complice Sofien Ayari. È quanto detto alla fine della requisitoria della procuratrice federale belga Kathleen Grosjean, chiedendo anche una "pena di sicurezza" di due terzi in virtù della nuova legge belga antiterrorismo, ossia che questa non possa essere scontata di più di un terzo e che quindi i due accusati non possano uscire di prigione prima di minimo 13 anni.

Salah Abdeslam è l'unico membro superstite del commando jihadista che scatenò le stragi del novembre 2015 a Parigi. Dopo il suo arresto, Abdeslam era stato estradato in Francia dove è stato rinchiuso in carcere alla periferia di Parigi, nel carcere di Fleury-Mérogis nella regione parigina, sotto scorta della polizia. Secondo fonti vicine al dossier interpellate dall'agenzia Afp questo processo dovrebbe durare fino a venerdì.

Il terrorista, capelli e barba lunga, ha comunicato alla giudice Marie-France Keutgen che non intende parlare oltre. "Desidero non rispondere", ha affermato, rifiutandosi anche di alzarsi al suo invito. "Perchè sei qui? Ti viene data la possibilità di parlare", ha insistito la giudice. "Mi è stato chiesto di venire, sono venuto semplicemente. C'è un processo, sono il protagonista di questo processo, sono accusato e sono qui, ma resto in silenzio. E' un mio diritto. E il mio silenzio non mi rende un criminale. Mi difendo così in silenzio: ci sono prove, mi piacerebbe essere giudicato sulle prove scientifiche e tangibili, e non su ostentazione o l'opinione pubblica ".

L'altro accusato, Soufian Ayari, ha invece deciso di rispondere, almeno in parte, alle domande del magistrato, confermando di essere stato nel 'covo' di rue du Dries per "diverse settimane" e spiegando che si occupava di fare la spesa una volta a settimana con i soldi del 'terzo uomo' Mohamed Belkaid, deceduto poi nello scontro a fuoco con la polizia. Fu sempre quest'ultimo, ha affermato Ayari, a sparare sulla polizia con due armi, non lui né Abdeslam. Ayari ha inoltre affermato che non aveva cellulari ma un tablet.

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