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Politica

Massimo Colomban nega tutto: "Non sto fondando un movimento, non so a cosa si riferisca Borrelli"

LightRocket via Getty Images
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Quando in serata Massimo Colomban risponde al telefono, ribalta ancora una volta totalmente il gioco di specchi in cui si è infilato in questi ultimi giorni il Movimento 5 stelle. La voce al telefono è stanca ma secca: "Non sto fondando nessun nuovo movimento. Non so chi metta in giro queste voci ma sono false". Cadrebbe così l'ipotesi che David Borrelli, fondatore della piattaforma Rousseau e fino a qualche giorno fa uomo forte del M5s a Bruxelles, abbia detto addio alla truppa di Luigi Di Maio per dirigersi verso una nascente creatura. Anche su questo punto Colomban è secco: "Non ho sentito Borrelli dopo il suo post. Ho provato a chiamarlo ma non sono riuscito a parlarci, il suo numero è sempre staccato". Spento da talmente tanto tempo che la segreteria telefonica risulta intasata.

L'unica apertura che l'ex assessore della giunta di Virginia Raggi concede è sul rapporto di amicizia che lega Borrelli ad alcune aziende della galassia di Confapri e Rete sì, i due network promossi dallo stesso Colomban: "So che è vicino a molte di loro, quindi magari avrà parlato con qualcuno e si riferirà a quello". Il nesso, ovviamente, sono le poche, criptiche parole che l'eurodeputato ha affidato ieri a Facebook: "Ho deciso di aderire ad un nuovo progetto: un movimento, che nascerà a breve, e che si occuperà proprio di imprenditori e risparmiatori". Un quadro che aderisce perfettamente alla storia recente di Colomban.

L'imprenditore ha stretto un rapporto privilegiato con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio in tempi non sospetti. I due primi leader del Movimento, fino al 2014, figuravano tra i fondatori del Think Tank Group, il pensatoio messo in piedi dall'imprenditore veneto insieme ad Arturo Artom. Insieme loro, tra i "primi partecipanti" risultavano tre parlamentari stellati: Eleonora Bechis, poi fuoriuscita, Vito Crimi e, per l'appunto, David Borrelli. Un rapporto cementato da anni, che ha portato Colomban ad accettare la proposta di un assessorato nella Capitale, così lontana dal suo Castelbrando e così estranea dal suo Veneto. Un commissariamento, si disse all'epoca. Ma a Milano si capì ben presto che Colomban era tutto fuorché telecomandabile, e nel giro di pochi mesi la situazione degenerò fino all'addio.

A novembre, una fonte qualificata di Huffpost spiegava come l'imprenditore si stava muovendo per fondare un suo movimento. E anche oggi numerose fonti convergenti confermano il lavorio sottotraccia, i contatti con alcuni deputati di tutti gli schieramenti, 5 stelle compresi. Ma l'interessato smentisce con durezza: "È tutto falso, non è vero niente. Ho dato anni di lavoro per le imprese, e il mio interesse è rivolto solo in quella direzione, come potete leggere anche nei manifesti di Rete Sì e di Confapri".

Colomban assicura di non sapere "cosa abbia in mente Borrelli". Ma di una cosa è sicuro: non esiste nessun intreccio affaristico tra l'ex uomo forte di M5s e Rousseau (oggi al suo posto sono stati inseriti nel board Pietro Dettori ed Enrica Sabatini, entrambi vicinissimi a Casaleggio). Colomban su questo tuona: "Ho dato mandato al mio avvocato di prendere tutte le carte e procedere per vie legali: "Io direttamante, e nessuna associazione di Confapri o di Rete Sì abbiamo mai e poi mai intrattenuto o favorito affari o business con nessuna azienda associata, né tantomeno con aziende o con Borrelli". Dunque se è vero che "Borrelli, così come molti esponenti del Movimento 5 stelle, ha interloquito e analizzato le proposte dei due network di aziende", l'hanno fatto "solo e unicamente per supportare l'economia italiana e quindi le imprese e i lavoratori che vi operano". Su questo, la versione dell'imprenditore e dell'eurodeputato coincidono. Sul fronte politico abbiamo provato ancora una volta a chiedere conferma a quest'ultimo: "Mi dispiace, ma la segreteria telefonica dell'utenza contattata è piena. Può provare a richiamare più tardi".

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