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Esteri

La Chiesa e la zavorra dei beni

Alberto Lingria / Reuters
Alberto Lingria / Reuters 

A quasi cinque anni dall'elezione di Papa Francesco, il problema della gestione dei beni economici della Chiesa cattolica universale, da quelli del Vaticano e della Santa Sede (a cominciare dalla cosiddetta banca vaticana, cioè lo Ior) a quelli della Chiesa italiana continuano tenere banco.

Ieri il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino aprendo i lavori del Convegno nazionale degli economi e direttori degli uffici amministrativi delle diocesi italiane, sul tema 'La gestione delle risorse alla luce delle nuove norme civili ed ecclesiali', ha usato immagini forti, puntando l'attenzione su gli "immensi e talora splendidi edifici che le nostre realtà ecclesiali non sono più in grado di gestire. E le energie, talvolta totalizzati, che assorbe talvolta la gestione dei beni immobili. Qualche giorno fa, un Vescovo - ha raccontato Galantino - mi diceva amareggiato e in riferimento a una di queste situazioni: 'Se non recuperiamo un supplemento di anima nella gestione dei nostri beni, rischiamo di morire schiacciati sotto mura e travi più o meno redditizie, con tutte le nostre buone intenzioni e con tutti i nostri lodevoli progetti".

Una situazione, insomma, quasi desolante. Tanto che il segretario della Cei ha aggiunto: "Senza lasciarci prendere dallo sconforto né dalla tentazione della facile demagogia, dobbiamo riconoscere che troppi beni nella Chiesa non l'aiutano ad alzarsi e a inoltrarsi per le strade del mondo come `Chiesa in uscita´ nella corsa per portare la Parola. Piuttosto ne frenano la corsa; qualche volta rendendola immobile".

Immobile, insomma la Chiesa italiana, secondo Galantino, come zavorrata dalle proprietà e dai beni posseduti. Con un esito che è esattamente all'opposto di quello che avvenne nei primi secoli del Cristianesimo, nel mondo tardo antico, quando le opere di religione, a cominciare dagli ospedali hanno costituito il paradigma del rinnovamento sociale che i cristiani portarono alla società postcostantiniana (come dimostrano studi storici inoppugnabili).

Solo che allora lo spirito cristiano e la sua presa sugli uomini e le donne del era così forte da spostare le montagne , da costruire palazzi e intere città e ogni tipo di opere. Oggi invece il lievito - secondo l'analisi di Galantino - è soffocato dal peso della pasta, di quelle stesse strutture e dalla loro eredità.

Riferendosi ad un "doloroso susseguirsi di incidenti e perdite economiche da parte di realtà ecclesiali, oltre che un danno economico, possono intendersi anche come un pressante avvertimento a cambiare stile di vita. Con il Sommo Pontefice mi permetto di dire a noi tutti: ne siamo all'altezza?", si è chiesto Galantino.

Proprio il caso degli ospedali italiani è quello che anche nelle passate settimane ha creato scandalo tra i fedeli. Il riferimento è a una vera e propria sollevazione degli organismi amministrativi della Papal Foundation americana (una fondazione che alimenta generosamente le opere di carità del Papa e nel cui board siedono molti cardinali statunitensi ) che si sono rivoltati a inizio gennaio contro le richieste che provenivano dallo stesso Pontefice di un contributo straordinario di 25 milioni di dollari per "salvare" l'Idi, l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata travolto dalla mala gestio, nonostante l'eccellenza scientifica. "Noi diamo i soldi ai poveri, e non per rimettere in sesto un ospedale coinvolto in ipotesi di riciclaggio", questa in sostanza è stata la lamentela, cui sono seguite anche delle dimissioni.

Proprio oggi che ha avuto inizio in Vaticano, alla presenza di Francesco, la 23sima riunione del Consiglio dei cardinali (C9) che coadiuva il Pontefice nella riforma della Curia romana e nel governo della Chiesa,è stata resa nota del resto dalla Sala Stampa della Santa Sede la promozione a Nunzio (in uno scenario decisivo in questo momento quale quello della Corea del Sud ) del monsignore maltese Alfred Xuereb, Segretario Generale della Segreteria per l'Economia, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Amantea, con dignità di Arcivescovo.

Il fatto è importante perché Xuereb, già segretario in seconda di Benedetto XVI e per un breve periodo anche di Francesco, per questi cinque anni ha seguito da vicino tutti i dossier economici della Curia, a cominciare dalle Commissioni di inchiesta della Cosea e della Crior.

La sua uscita dal Vaticano, mentre si aspetta di sapere a fine marzo quale sarà l'esito del processo per pedofilia in corso in Australia contro il cardinale George Pell (in aspettativa dal suo ruolo di Prefetto della Segreteria dell'Economia), è l'indice sicuro che nelle riforme economiche di Francesco si è chiuso un ciclo.

Per non parlare dei recenti "smottamenti" all'interno dello Ior (uscita di scena del numero 3 Giulio Mattietti e dell'americana Mary Ann Glendon dal board laico) dopo la "cacciata" del Revisore generale Fulvio Milone che anche lui non è stato ancora sostituito. Per la banca vaticana (che sta cercando di recuperare fondi anche con azioni legali di risarcimento ) è pronto anche un nuovo Statuto che sostituirà quello del 1990 voluto da Giovanni Paolo II dopo il coinvolgimento dell'Istituto nel crac del Banco Ambrosiano di Calvi.

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