Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Colpo basso a Renzi: anche Letta si iscrive al 'partito di Gentiloni' e rafforza i non renziani nel Pd

Tony Gentile / Reuters
Tony Gentile / Reuters 

Ci mancava solo Enrico Letta. E' arrivato, alla vigilia del 4 marzo. Dalla Polonia dove l'ex premier si trova in visita, ad incontrare Adam Michnik, editore e saggista, voce dell'anti-comunismo e dell'anti-totalitarismo polacco, parte il tweet di endorsement a Paolo Gentiloni, un tweet che non nomina il Pd e che guarda al dopo-elezioni. Meglio: guarda a un centrosinistra unito, cruccio di tutti i 'padri nobili' che hanno fatto un endorsement per l'attuale premier, da Letta a Prodi, Veltroni. Matteo Renzi non c'è nel ragionamento di Letta. E questo aggiunge gelo al gelo tra i due.

E' un Letta che, pur facendo ormai da tempo un altro mestiere (Sciences Po, Parigi), non ha mollato la politica attiva. E intende continuare a farla. L'ex premier guarda all'attuale capo del governo come figura inclusiva del centrosinistra, una leadership che si è autoalimentata nei fatti di quest'ultimo anno in contrasto a quella di Renzi, sempre meno amato nelle frange non renziane del Pd. E non è un mistero che un Pd senza Renzi dopo le elezioni faccia gola anche agli ex Dem confluiti in Leu. Massimo D'Alema lascia la porta aperta ad una futura reunion a queste condizioni. Pierluigi Bersani commenta il tweet di Letta con nostalgia. Con Letta, dice l'ex segretario del Pd, "ogni tanto ci sentiamo. Lui credo che si trovi anche bene nella strada che ha preso. Certamente le cose sarebbero dovute andare diversamente, anche io non ho digerito quel campanellino lì".

Il campanellino che Letta cedette a Renzi nel passaggio di consegne a Palazzo Chigi nel 2014 continua a riecheggiare nel centrosinistra. Suona un allarme sinistro che potrebbe scoppiare dopo il 4 marzo, dipende dai risultati elettorali, certo. Il leader di minoranza Dem, Andrea Orlando, commenta l'uscita di Letta tra gli applausi in un incontro con il Pd di La Spezia: "Un segnale importante di apprezzamento per una leadership che si è consolidata in questi mesi. Il punto di ripartenza è Paolo Gentiloni, in grado di tenere insieme una coalizione più articolata. Gentiloni che non mai ha cercato il conflitto fine a sé stesso. Una certa arroganza, autosufficienza e prepotenza non credo abbia aiutato nei risultati il Pd".

Ufficialmente, dal quartier generale del segretario arrivano commenti positivi su Letta. Luca Lotti: "Bene, se Enrico Letta sostiene il centrosinistra abbiamo qualche voto in più e questo è importante. Maurizio Martina: "Le parole di Enrico Letta sono importanti. Come Pd e centrosinistra andiamo avanti con impegno per un'Italia più forte e più giusta".

Ma ugualmente filtra irritazione, in anonimato, perché alla vigilia del voto nessuno vuole aprire scontri frontali. "Letta è parte di quel Pd che ha stentato a mobilitarsi per la campagna elettorale e che ora parla per rafforzare quell'area del Pd che usa Gentiloni per disarcionare Renzi...", sbotta una fonte renziana. Già, ma a quale scopo preciso?

Forse per un governo di scopo. E' l'idea che sta girando molto nei Palazzi della politica in questi ultimi di campagna elettorale. Nel Pd renziano c'è la consapevolezza che, se le urne non dovessero dare una maggioranza definita, potrebbe mettersi in azione quello che chiamano 'il partito del Quirinale'. Vale a dire il tentativo del presidente della Repubblica di mettere insieme una maggioranza europeista con Gentiloni, se non premier, quanto meno capofila dell'area dei parlamentari Dem certamente disponibili a fare una scelta di responsabilità e sostenere un governo con Forza Italia e Liberi Uguali.

Persino la seconda carica dello Stato, Pietro Grasso, leader candidato di Leu, non chiude a un governo con Forza Italia e Pd "solo per fare la legge elettorale", seppure poi precisi che sarebbe disponibile ad appoggiare anche un governo con il M5s. E Renzi?

Qualche ora dopo il tweet di Letta, Renzi afferma che, se il Pd mancherà l'obiettivo di essere primo partito in Parlamento, "il Pd è pronto ad andare all'opposizione: non è che ce l'ha detto il dottore di andare al governo". Un modo per cominciare a esaminare ogni scenario possibile dopo il voto. Un modo per avvertire chi vorrebbe fare i conti senza l'oste: della serie, 'il segretario sono io'. E il segretario avrà un gruppo parlamentare di sua espressione, scelto accuratamente al momento della composizione delle liste.

Avvertimenti. Tutto dipende da come andrà domenica. Certo, chiariscono dal quartier generale renziano, Renzi ha sempre detto no a un governo con gli estremisti, dalla Lega a M5s. Sul resto, si vede.

Si vedrà, ma nella pentola del centrosinistra più di qualcosa ha già cominciato a bollire.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione