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Politica

Flat tax e liste con più giovani, il Pd incassa un doppio colpo da centrodestra e M5S

Pierpaolo Scavuzzo / AGF
Pierpaolo Scavuzzo / AGF 

Ci sono due partite che il Pd ha perso durante la campagna elettorale, quella del tema economico più discusso sui quotidiani e un'altra di natura anagrafica, quella cioè delle liste con i candidati più giovani. Un doppio colpo che, rovesciando la prospettiva, equivale a un doppio punto a favore, rispettivamente, per il centrodestra e il Movimento 5 Stelle. Piccola consolazione per i dem: Matteo Renzi è stato il leader più citato sui giornali. A tracciare questo scenario sono due ricerche dell'Istituto Cattaneo, una sull'agenda economica dei partiti e l'altra sull'esercito dei quarantenni aspiranti parlamentari.

A dettare l'agenda economica durante la campagna elettorale sono state prevalentemente le proposte di avanzate dal centrodestra. La proposta politica attorno alla quale è stato scritto il maggior numero di articoli è stata, infatti, la flat tax avanzata sia dalla Lega sia da Forza Italia.

La seconda proposta che ha attirato l'attenzione dei quotidiani italiani, anche se in maniera meno costante nel tempo (il periodo preso a riferimento dalla ricerca va dal primo gennaio al 25 febbraio), è stata l'abolizione o la modifica della legge Fornero, soprattutto nella fase iniziale della campagna elettorale.

Dopo due cavalli di battaglia del centrodestra, al terzo proposto arriva una proposta del Movimento 5 Stelle, come il reddito di cittadinanza: attenzione costante nel tempo, ma inferiore alle prime due. Tra le proposte che, invece, hanno fatto meno notizia ci sono il salario minimo legale, proposto dal Pd), la questione delle tasse universitarie e quella del canone Rai.

Questo quadro è confermato anche dall'analisi delle prime pagin» di tutti i quotidiani italiani. Il 33% di tutte le prime pagine contenenti una o più delle sei proposte politiche considerate (148 in totale) include il tema della flat tax, che si conferma come la tematica principale, in chiave economica, della campagna elettorale.

Istituto Cattaneo
Istituto Cattaneo 

Sul fronte dei candidati più giovani presenti nelle liste sono il Movimento 5 Stelle e CasaPound a festeggiare: la media dei candidati nei collegi plurinominali delle due formazioni è di 35 e 36 anni. La media generale è superiore ai quarant'anni. Le liste con l'età più alta sono Insieme (54 anni), Noi con l'Italia e Forza Italia (51). L'analisi del Cattaneo sugli aspiranti parlamentari della 18esima legislatura si è concentrata, oltre che sull'età, anche sulla provenienza geografica dei candidati rispetto al collegio in cui corrono. Analisi, quest'ultima, che smentisce la sensazione di tanti 'paracadutati': solo 311 candidati all'uninominale su 1386 (il 22,4%) non sono nati nel proprio collegio.

Tornando all'età delle liste al plurinominale - ma il quadro non è troppo distante per l'uninominale con Casapound (37) e M5s (43) più 'giovani' di centro-destra (49), LeU (51) e centrosinistra (53) - terzo è Potere al Popolo (41), seguito da Lega (44) e +Europa (46). La media dei candidati di Leu è di 48 anni, quella del Pd di 49. A livello di genere, gli uomini sono in media più anziani di due anni rispetto alle donne mentre per quanto riguarda l'eleggibilità, non ci sono differenze significative, ma sono tendenzialmente più anziani i candidati in posizione migliore.

Per quanto riguarda il radicamento territoriale, smentita, di fatto, la vulgata che vuole tante candidature extra-collegio: poco più di due candidati all'uninominale su dieci sono nati fuori dalla loro zona di elezione ed "è probabile - spiega l'istituto - che se avessimo a disposizione i dati sui comuni di residenza, questo dato si potrebbe ulteriormente ridurre". Basti pensare all'M5s - il partito con meno candidati locali per nascita, 27,7% - il cui regolamento interno impone a chi si candida in un collegio di risiedervi. A livello geografico, i candidati non-locali sono più numerosi nelle regioni 'rosse' dove la quota di non nativi arriva al 31%. Un dato che al sud crolla al 12%. "Un dato - spiega l'istituto - che potrebbe essere interpretato come la persistenza nelle regioni meridionali di una politica più 'personale' o 'locale', caratterizzata da legami tre i singoli candidati e i rispettivi territori".

Renzi al top sui giornali, Berlusconi star del web

Se Renzi è il leader dei partiti candidati alle elezioni di domenica più citato sui giornali, Silvio Berlusconi è il più presente nelle ricerche sul web.

Tra i sei leader presi in esame (Renzi, Berlusconi, Salvini, Meloni, Grasso e Di Maio) il segretario del Pd ha sfiorato, in alcuni momenti, il 40% degli articoli dedicati, con una media di circa il 25%. Al secondo posto Belusconi (21%), seguito da Di Maio (18%), Salvini (17%), Grasso (10%) e Meloni (9%).

Molto diversa, invece, la situazione su Internet. Il team di ricercatori, coordinato da Marco Valbruzzi, ha esaminato le ricerche su Google, dove vince Berlusconi, anche se negli ultimi giorni del periodo esaminato (gennaio-febbraio) è stato raggiunto sia da Salvini sia da Di Maio. La crescita dell'interesse nei confronti di Renzi è invece meno netta.

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