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Politica

CasaPound in piazza fa la faccia buona

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Niente rock "identitario", toni pacati e il centro di Roma come cornice. Per la chiusura della campagna elettorale nella Capitale, CasaPound prova a fare la faccia rassicurante. In piazza del Pantheon, il gruppo di estrema destra lancia la sfida in vista del voto di domenica. Il consueto sventolio di bandiere tricolore e con la tartaruga simbolo del movimento, avviene con il sottofondo della musica del pianista Ludovico Einaudi.

C'è persino una traduttrice nel linguaggio dei segni, che accompagna per un'ora i comizi del leader Simone Di Stefano e del candidato presidente del Lazio, Mauro Antonini, di fronte a un centinaio di persone. Tutto attorno, è pieno di turisti, che fissano il palco con la scritta "Prima l'Italia". "Queste elezioni collocheranno CasaPound nello scenario politico nazionale", dice sicuro Alberto Palladino, dirigente nazionale con alle spalle una condanna a due anni e due mesi per aver aggredito attivisti del Pd che attaccavano manifesti. Il giorno dopo le bastonate al militante di CasaPound a Livorno, coronamento di una campagna elettorale segnata dalle ostilità tra estrema destra ed estrema sinistra, il movimento fondato da Gianluca Iannone sceglie un profilo basso.

La piazza è blindata. Attorno al Pantheon, ci sono quattro camionette della polizia e decine di agenti. "Il clima è quello che è...", dice ancora Palladino. "Oggi siamo qui per parlare di programmi, non spenderò nemmeno una parola per quello che i media definiscono lo scontro politico in atto", dice dal palco Di Stefano, che rivolge un saluto all'attivista toscano, dimesso con trenta giorni di prognosi.

I militanti del centro sociale dell'Esquilino credono nella possibilità di entrare in parlamento. "Travolgeremo la politica", promette Di Stefano. Dal palco, il candidato premier fa l'elenco dei temi classici di CasaPound: no all'euro, uscita dall'Ue, sovranità nazionale. Lo fa utilizzando toni più "soft" rispetto al solito. Ma la durezza del messaggio è quella di sempre. "Siamo rimasti soltanto noi a chiedere l'uscita dall'Ue, un club di pazzi che va contro l'interesse della nazione", grida Di Stefano. Di fronte a lui, tante bandiere dell'Europa con una grande croce rossa sopra. Si agita lo spettro di un nuovo esecutivo tecnico: "Arriverà un governo peggiore di quello di Mario Monti". Poi, Di Stefano torna sull'ipotesi di sostegno a un esecutivo guidato da Matteo Salvini con l'economista anti-euro Alberto Bagnai al Tesoro. "Ho tirato un sasso nello stagno del centrodestra, ed è successo un putiferio", dice il leader dei fascisti "del terzo millennio", che domani sera, a Genova, parteciperà a un altro evento elettorale blindato.

A poche centinaia di metri, in largo di Torre Argentina, c'è un presidio antifascista organizzato dai centri sociali. Ci sono dieci mezzi della polizia. La paura che i manifestanti di sinistra, anche loro poco più di un centinaio, tentino di entrare in contatto con quelli di Casapound c'è. Alla fine non succede nulla. I centri sociali si limitano a sfilare in corteo fino a piazza Santa Maria in Trastevere, accendendo fumogeni lungo il tragitto. Il corteo non era autorizzato, e i partecipanti, noti alle forze dell'ordine, saranno denunciati.

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