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Politica

Col vento contrario: Il Pd si aggrappa alla proroga di Gentiloni, se non c'è maggioranza dopo il voto

Remo Casilli / Reuters
Remo Casilli / Reuters 

Ultime 48 ore di campagna elettorale senza vento in poppa per il Pd. Preparandosi al 'gran finale', Matteo Renzi attesta i suoi su una linea di "opposizione" se il Pd non sarà primo partito in Parlamento. Significa che in questo caso il segretario lascerebbe fare agli altri gruppi, sempre che riescano a trovare una maggioranza sotto la guida del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Se non si riesce, "proroga di Gentiloni", dice Matteo Orfini, ospite di Huffpost live. E nel Pd? Renzi ha detto che se non si dimette da segretario se dovesse andare male. Nessuno è disposto a giurarlo, nemmeno tra i suoi.

Cosa vuol dire una 'prorogatio' dell'attuale governo? Sancirebbe la difficoltà di generarne un altro, con tutte le conseguenze del caso. Verrebbero deluse le aspettative delle Cancellerie europee, che tifano 'stabilità' e temono un esecutivo di forze anti-Ue. Sarebbe in effetti la realizzazione dell'allarme di Jean Claude Juncker: "Prepariamoci a un governo non operativo" in Italia, ha detto una settimana fa.

Ma nel Pd questa storia della proroga a Gentiloni sembra più una speranza, cui aggrapparsi in caso di sconfitta. Un modo per restare in palla, malgrado il risultato elettorale. Ieri, ospite a Rainews, anche il senatore Dem Stefano Esposito ha ipotizzato una "prorogatio di Gentiloni", in caso non si riuscisse a formare una maggioranza per formare un altro governo. Il che, c'è da dire, è ipotesi non peregrina: sarebbe dettata dai fatti, se il nuovo Parlamento dovesse risultato troppo frammentato.

Ma che il Pd la metta in campo segnala che, nel rush finale della campagna elettorale, al Nazareno si analizzano tutti gli scenari possibili. Non più solo quello del "Pd primo partito in Parlamento", obiettivo che fino a qualche giorno fa sembrava scolpito sulla pietra. Già ieri Renzi ha cominciato a esaminare la possibilità di mancarlo. A quel punto "opposizione", ha detto. Ma è la sua parola su un Pd che, se questa fosse la cornice, a partire da lunedì comincerebbe a discutere al suo interno. E peserebbero i richiami alla responsabilità da parte di Mattarella per dare un governo al paese. Non a caso, se si manifestasse la possibilità di un governo Pd-Fi-Leu, nemmeno dal Nazareno dicono no a prescindere.

Ma nemmeno questo potrebbe essere lo scenario giusto. Nessuno lo sa. Come appello al voto Pd 'last minute', Renzi oggi prova a raffigurare lo scenario di un Movimento cinquestelle vicino alla maggioranza di governo. "Il M5s è a un bivio - dice a Repubblica tv - o lunedì hanno i numeri con Salvini per governare, ammesso che Salvini voglia, o il M5s si spaccherà perché tali e tante sono le divisioni interne che stanno facendo l'ultimo sforzo, con grande compattezza mediatica, per fare un'operazione d'immagine. Ma qui si gioca sulla pelle di un Paese".

Il segretario chiede di "votare con il cuore. Per essere primo gruppo parlamentare, bisogna prendere i voti". Evita ogni frizione con gli altri leader Pd. "Il fatto che Letta, Prodi e altri, abbiano annunciato chi il sostegno al Pd, chi alla coalizione e all'azione di Paolo Gentiloni, non mi brucia anzi mi fa piacere. Il problema sono i D'Alema che rischiano di far vincere la Lega". E aggiunge: "Sarebbe una falsità enorme dire che sono preoccupato dalle divisioni" del Pd. Se Mattarella "darà l'incarico a Gentiloni o un altro - ministro o non ministro - del Pd, avrà il mio totale sostegno".

Il Pd si aggrappa agli indecisi: domani a Roma il partito ha organizzato una sorta di 'notte bianca' per recuperare il loro voto, dalle 17 a mezzanotte attivisti e candidati gireranno la città con i volantini elettorali. Inizialmente avevano previsto una manifestazione di chiusura di campagna domani sera in piazza Mastai, quartiere Trastevere. Renzi invece chiude al teatro Obihall di Firenze: anche lui inizialmente aveva previsto di tenere il comizio in piazza, spostato in teatro causa maltempo. Il vento è contrario.

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