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Politica

Il Vaticano ora guarda più a Luigi Di Maio che a Matteo Salvini. Il cardinale Parolin: "Educare contro la paura dei migranti"

bennymarty via Getty Images
bennymarty via Getty Images 

"Con quale spirito penso? Con lo spirito del Signore o con la mia mente, lo spirito della comunità a cui appartengo o il piccolo gruppo o classe sociale a cui appartengo, o il partito politico a cui appartengo? Con quale spirito penso?". Nel frastuono della maratona elettorale questa frase pronunciata da Papa Francesco durante l'omelia di Santa Marta di ieri lunedì mattina 5 marzo, all'indomani del voto, è passata praticamente inosservata.

Anche se la riflessione del Papa era molto chiara ed applicabile anche alla constatazione del risultato elettorale italiano, considerando che subito dopo Francesco ha aggiunto che la Chiesa ci parla in particolare della conversione dei nostri sentimenti, invitandoci a convertirsi alla compassione come il Buon Samaritano, colui che si impegnò a soccorrere lo straniero in difficoltà.

Ad esplicitare la preoccupazione vaticana per i risultati delle elezioni che hanno visto il successo della Lega di Matteo Salvini, partito anti-immigrati, è stato poi oggi il segretario di Stato Pietro Parolin che ha pronunciato un discorso fortemente pro-immigrati aprendo i lavori dell'Assemblea plenaria della Commissione internazionale cattolica per le migrazioni.

"La Santa Sede deve lavorare in qualsiasi condizione sorga", ha dichiarato il porporato all'agenzia cattolica Sir. Non possiamo (sempre) avere la società che vorremmo avere, o le condizioni che vorremmo avere". E per questo anche nella nuova situazione politica italiana Parolin ha assicurato la Santa Sede continuerà la sua "opera di educazione" perché la gente comprenda che le migrazioni sono un a caratteristica del nostro tempo, e che i paesi più sviluppati hanno un debito nei confronti dei migranti di cui si conoscono le terribili condizioni di vita che li spingono a partire.

Matteo Salvini, che è stato fotografato in passato con in mano una maglietta con su la scritta "Il mio papa è Benedetto", è in disaccordo dichiarato con papa Francesco che ha fatto dei rifugiati una preoccupazione fondamentale del suo Pontificato, a cominciare dal primo viaggio in Italia a Lampedusa e fino al sostegno alla legge sulla cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori immigrati.

Francesco ha chiesto un radicale cambiamento di atteggiamento nei confronti degli immigrati, dicendo che dovrebbero essere accolti con dignità e denunciando la "retorica populista", ha detto, che alimenta la paura e l'egoismo nei Paesi ricchi.

Da Oltretevere insomma si guarda al risultato elettorale italiano con la volontà di continuare l'azione che si è da tempo intrapresa. "Importante è riuscire a educare la popolazione a passare da un atteggiamento negativo a un atteggiamento più positivo nei confronti dei migranti", ha detto ancora Parolin. È un lavoro lungo che continua, anche se le condizioni possono essere più o meno favorevoli. Da parte della Santa Sede ci sarà sempre questa volontà di proporre il suo messaggio fondato sulla dignità delle persone e la solidarietà".

C'è da chiedersi se questa presa di posizione che sicuramente segna una presa di distanza da Salvini non porti come conseguenza anche una maggiore vicinanza vaticana all'altro vincitore, e cioè al Movimento 5 stelle, uscito dalle urne come il primo partito della nuova fase politica. E il cui leader Luigi Di Maio, Parolin aveva incontrato a Washington lo scorso novembre dove erano entrambi in visita.

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