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Cronaca

Senegalesi protestano a Firenze dopo l'uccisione del connazionale Idy Diene

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Circa 300 persone, la quasi totalità sono senegalesi che abitano a Firenze e in Toscana, hanno organizzato un presidio per protestare contro l'omicidio del loro connazionale Idy Diene al Ponte Vespucci, dove Roberto Pirrone lo ha ucciso con colpi di pistola.

Sul posto è arrivato il sindaco Dario Nardella per incontrare i senegalesi addolorati e arrabbiati per la morte del venditore ambulante. La situazione è tenuta sotto osservazione dalle forze dell'ordine. Con i senegalesi anche diversi italiani e molti media.

Il primo cittadino fiorentino ha dovuto subito abbandonare il presidio perché contestato con insulti e spinte sia dagli stessi immigrati, sia da parte di alcuni italiani che sembrano appartenere ai centri sociali fiorentini e a formazioni dell'estrema sinistra. Andandosene Nardella ha detto: "La storia di Firenze è la storia del dialogo, la città capisce la rabbia per la morte di un uomo ma non accetta la violenza".

L'omicidio di Diene. Voleva suicidarsi per problemi legati alla sua situazione economica, ma non ha trovato il coraggio e ha finito per uccidere un uomo a caso, a colpi di pistola. È questa la ricostruzione dell'omicidio, avvenuto a Firenze, sul ponte Vespucci, a due passi dal centro storico e dal consolato Usa. L'omicida, Roberto Pirrone, un tipografo in pensione di 65 anni, è stato bloccato poco dopo dai militari della Folgore in servizio per l'operazione Strade sicure e poi arrestato dalla polizia. La vittima è un 54enne senegalese, Idy Diene, che ogni giorno arrivava a Firenze in treno dalla provincia di Pisa per sbarcare il lunario facendo il venditore ambulante abusivo.

Investigatori e procura di Firenze escludono "fini razzisti" del gesto. Rassicurazioni che tuttavia non sono bastate a placare gli animi della comunità senegalese: in diversi sono scesi in strada per protestare subito dopo l'omicidio. Non sono mancati vandalismi nel salotto della città: rotte fioriere e rovesciati cestini della spazzatura in via Calzaioli, giù motorini in via Cerretani, in piazza Stazione buttate a terra recinzioni dei cantieri della tramvia e bloccato in parte il traffico come era accaduto sul ponte Vespucci dove ha preso il via la manifestazione improvvisata.

"Non crediamo al gesto di un pazzo - ha detto Pape Diaw, storico portavoce della comunità fiorentina del Senegal - e non ci piace che questa cosa sia avvenuta in questo momento politico dell'Italia". Aggiungendo su Facebook: "Ha sparato a un nero. Quanti italiani ha incrociato prima? Perché non ha sparato a loro? Niente mi convince di questa storia". In serata è intervenuto anche l'imam e presidente dell'Ucoii Izzedin Elzir per un appello alla calma. Il sindaco Dario Nardella ha detto: "Comprendiamo il dolore ma qualunque forma di violenza contro la città è inaccettabile".

Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, il senegalese, regolare in Italia, si sarebbe trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. La mattina di lunedì Pirrone, dopo sembra l'ennesima discussione con la moglie legata a un debito da 30mila euro che continuava ad assillarlo, è uscito di casa con l'intenzione di togliersi la vita. Quello che è accaduto dopo lo avrebbe raccontato lui stesso al pm Giuseppe Ledda, che lo ha interrogato negli uffici della squadra mobile. Non avendo trovato il coraggio, per non tornare a casa e non gravare più sulla famiglia avrebbe deciso di uccidere, e finire così in carcere. Per primi avrebbe incontrato una donna, anche lei nera secondo quanto emerso, con un figlio piccolo, e non se la sarebbe sentita di fare fuoco. Poi, quando si è trovato di fronte il senegalese, ha sparato diversi colpi con una Beretta semiautomatica regolarmente detenuta, ferendolo a morte. Uno dei proiettili, probabilmente quello risultato fatale, ha colpito la vittima alla testa, un altro al torace. Gli altri non sono andati a segno. Pirrone è stato poi bloccato.

Idy Diene, che lascia una moglie, veniva dallo stesso villaggio ed era parente di Samb Modou, uno dei senegalesi uccisi il 13 dicembre 2011 a Firenze dal simpatizzante di estrema destra Gianluca Casseri. L'omicidio del 54enne tuttavia sarebbe maturato in un contesto diverso. Nell'abitazione del pensionato non è stato trovato nulla che possa far pensare a un movente razzista, o comunque di natura 'politica' del gesto. Era un appassionato di armi, e nella casa ne sono state sequestrate quattro, due pistole e due fucili, tutte regolarmente detenute.

Prima di uscire di casa l'uomo ha lasciato un biglietto per la figlia, con le istruzioni per alcune operazioni bancarie finalizzate a evitare che i creditori potessero entrare in possesso del poco denaro rimasto.

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