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Politica

The end. Per Massimo D'Alema è stata "l'ultima battaglia in prima linea"

Corbis via Getty Images
Corbis via Getty Images 

"È andata", commenta Massimo D'Alema esaurito il conteggio. È andata male per lui, non si è conquistato la possibilità di rientrare in Parlamento dopo 5 anni di esilio. Nel suo collegio salentino è arrivato quarto, con il 3,9%, ma non c'è ripescaggio neanche al proporzionale. "Ho preso meno voti delle persone che ho incontrato" afferma in un colloquio con il Corriere della Sera l'esponente di Liberi e Uguali, ex presidente del Consiglio, "questo significa che non siamo stati percepiti come qualcosa di diverso rispetto al centrosinistra e a quello che anche noi abbiamo criticato e contrastato nell'ultimo anno".

Confida ai suoi collaboratori che non ci riproverà.

"È finita una stagione, ora è il tempo di dedicarsi allo studio e alla formazione. È stata l'ultima battaglia in prima linea".

Nessuna ritirata, perché "la politica è una passione e da una passione non ci si può dimettere", come aveva ripetuto prima di questo esito. Non c'è spazio per rimorsi sulla scelta di ricandidarsi.

"Io mi sono limitato a raccogliere un invito pressante, e penso che fosse per me inevitabile accettare, con tutti i rischi di un lancio senza paracadute. Era nel conto delle possibilità, è andata così".

C'è spazio per l'autocritica nell'analisi del voto.

"Non abbiamo percepito quanto fosse grave la situazione. Non siamo riusciti a distinguerci abbastanza dal centrosinistra, né a capire quel che covava realmente sotto la pelle delle persone e della società. La polarizzazione ha favorito il cosiddetto "voto utile"; non al Pd come voleva Renzi, ma a scacciare le paure. Gli elettori sono entrati nel gioco scegliendo il centrodestra nel timore che prevalessero i grillini, o viceversa. Si sono schierati sui due fronti che avevano qualche possibilità di vittoria. Il Pd è rimasto fuori dal gioco, e così noi. La trappola del meccanismo maggioritario residuo ci ha schiacciato. E ci sarà molto da riflettere sulla portata dello tsunami che s'è abbattuto sulla sinistra italiana".

Il primo travolto è Matteo Renzi, ma D'Alema non mostra soddisfazione: "Quello che s'è portato via è troppo, francamente", conclude, amaro.

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