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Politica

I vescovi legittimano il voto ai 5 Stelle

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Non c'è preoccupazione, ma l'invito a "rispettare e interpretare" il "desiderio di cambiamento" espresso dagli elettori italiani, unito all'auspicio di un "governo al servizio di tutti", capace di guardare agli ultimi. Questo si coglie nelle parole di due autorevoli esponenti della Chiesa, rispettivamente l'arcivescovo di Taranto Filippo Santoro e il presidente della Cei Gualtiero Bassetti. Si tratta delle prime reazioni della Chiesa al successo elettorale del Movimento Cinque Stelle, che soprattutto al Sud ha intercettato la richiesta di cambiamento di chi negli ultimi anni aveva perso la fiducia nella capacità d'azione della classe politica.

"Le scelte degli elettori vanno sempre rispettate e interpretate in profondità: si è registrato un desiderio di cambiamento, viviamo da anni ormai una disillusione cocente nei riguardi di una certa politica, che il popolo ha sentito distante e ripiegata su sé stessa", sottolinea l'arcivescovo di Taranto, che è anche presidente della commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro della Cei.

Il presidente della Cei parla dal Sacro Convento di Assisi, a margine del suo intervento alla presentazione del nuovo libro di padre Enzo Fortunato "Francesco il ribelle". Quella stessa Assisi che il Movimento 5 Stelle da qualche anno ha scelto come meta finale della marcia per il reddito di cittadinanza. Il cardinal Bassetti chiede al futuro governo "di essere totalmente al servizio della gente e di ascoltarla", attuando "quello che noi anche nella dottrina sociale della Chiesa chiamiamo il bene comune che è il bene di tutti".

Per il numero uno della Cei, il fatto che le persone siano andate a votare è già di per sé motivo di gioia. "Avevo raccomandato alla gente più volte di andare a votare perché avevo paura di un flop e avrebbe voluto dire che la gente era disinteressata e lontana dalla politica. La gente ha votato e per questo ho espresso la mia gioia. Ora sarà il presidente della Repubblica, nella sua sapienza e prudenza, a dare le indicazioni più opportune". Un commento più dettagliato arriverà prossimamente: "Di più non posso dire - conclude Bassetti - perché mi sono ripromesso di dare qualche giudizio più specifico durante il Consiglio permanente confrontandomi con gli altri vescovi".

Santoro, da arcivescovo di Taranto, insiste sul malessere del Sud, dove in molte zone i 5 Stelle hanno raggiunto percentuali superiori al 50%. Secondo il presule "è un Sud povero e sofferente che si rivolge alla classe politica. A Taranto negli ultimi tempi abbiamo visto un interessamento più fattivo rispetto al passato su tutta la questione Ilva, il porto e l'istituzione della Zes, ma, insieme a tutti i problemi che conosciamo, resta il grave punto interrogativo circa le aziende dell'indotto".

"La forbice del divario fra Nord e Sud continua ad allargarsi, basti solo pensare - aggiunge mons. Santoro - al tasso di disoccupazione dei giovani e alle famiglie che vivono al di sotto della cosiddetta soglia di povertà. Sono tanti i fattori che hanno impresso un movimento al consenso elettorale, il più preoccupante per me è la pressione sulla paura circa la problematica dell'immigrazione". Urgono "senso di responsabilità - sostiene l'arcivescovo di Taranto - e buon senso, valori che stridono con i toni e le promesse fin troppo generose e a volte esagerate della campagna elettorale che si è appena conclusa. Prova se ne potrà dare in occasione del primo fondamentale impegno a cui il nuovo Parlamento sarà chiamato: l'elezione dei presidenti di Camera e Senato. Aspettiamo da lì un segnale che possa farci sperare nell'assunzione consapevole del ruolo ricoperto dagli eletti e in un prosieguo proficuo della legislatura".

Per Santoro "è importante però aprire un serio confronto lasciandoci sfidare dal disagio sociale, presente particolarmente nel Meridione d'Italia, e creare unità fra cattolici e tutte le persone di buona volontà sui problemi reali e persistenti della gente (la salute, il lavoro, la famiglia, i giovani, i migranti), avendo come orizzonte - conclude - la crescente povertà che nelle sue forme differenti rimane una ferita alla dignità umana".

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