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Economia

Bruxelles aspetta al varco il nuovo governo. Il giudizio sulla parte più spinosa del Def riguarderà i nuovi inquilini di palazzo Chigi e Tesoro

Eric Vidal / Reuters
Eric Vidal / Reuters 

La parte più spinosa del Def, quella con le riforme e il cronoprogramma, spetterà al nuovo governo e Bruxelles lo attende al varco. Nessun pressing sui tempi, anzi la piena disponibilità ad aspettare che lo scenario post voto in Italia si traduca in un esecutivo, ma dal giudizio non si sfugge. E il giudizio toccherà ai nuovi inquilini di palazzo Chigi e Tesoro.

La transizione è stata messa a punto dal vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, e dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un faccia a faccia prima della riunione dell'Eurogruppo a Bruxelles. Il governo uscente invierà entro la scadenza, fissata per il 10 aprile, un Def tecnico, in versione ultraridotta, con il solo quadro tendenziale. Praticamente i numeri delle previsioni su Pil, debito, deficit e tutti gli altri indicatori macroeconomici. La seconda parte, quella dove ad esempio Matteo Renzi aveva collocato la riduzione dell'Irpef (che poi si è persa per strada), non ci sarà. Per la Commissione va bene così: per il prossimo mese bastano i numeri.

Il governo uscente non può prendersi carico del programma del futuro, reddito di cittadinanza, flat tax o altro che sia. "Non ci saranno da parte del governo uscente ipotesi programmatiche perché questo non è compito del governo uscente ma del prossimo", ha detto chiaramente Padoan. A via XX settembre si lavora a un Def che comprende le stime su Pil e affini e che tiene conto solo di variabili come l'andamento dei tassi piuttosto che il prezzo del petrolio.

Per il prossimo step, quello più che delicato, si dovrà aspettare la formazione del nuovo governo. Bisognerà capire se Bruxelles vorrà aspettare ancora altrimenti il prossimo appuntamento ufficiale per presentare le misure sarà settembre, quando sarà tempo di inviare la Nota di aggiornamento al Def a Bruxelles.

L'orizzonte temporale è un elemento sostanzialmente secondario. Il nodo è nei contenuti della seconda parte del Def perché le misure che saranno programmate avranno ovviamente un impatto su deficit, debito e Pil e bisognerà trovare la quadra. La partita più calda si giocherà allora perché la linea di Bruxelles, a iniziare da debito e deficit, è chiara. Spazio per la flessibilità potrà esserci anche quest'anno, ma sugli impegni presi non si può tornare indietro. E poi c'è il retaggio del governo uscente: a novembre la Commissione europea ha trovato un buco da 3,5 miliardi. Quando sarà primavera arriverà il giudizio sulla manovra: un altro punto critico per il nuovo governo italiano. Oggi a Bruxelles è tempo di grande apertura, ma i prossimi mesi rischiano di diventare un crocevia intricato per chi si occuperà dei conti pubblici italiani.

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