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Politica

La Direzione del Pd snerva Di Maio. Tweet contro i "giochi di potere" del Pd, ma anche di Forza Italia e Lega

Tony Gentile / Reuters
Tony Gentile / Reuters 

Un grande applauso. Cos'è? Non sarà mica rivolto alle dimissioni di Matteo Renzi? No, è il battimani per festeggiare un compleanno. È questo l'unico momento di euforia, nella sede del comitato elettorale M5s, durante il lungo pomeriggio in cui Luigi Di Maio e i suoi fedelissimi sono rimasti chiusi in una stanza a leggere una dopo l'altra le notizie che venivano fuori dalla riunione della Direzione Pd. L'intervista dell'ormai ex segretario del Pd apparsa sul Corriere della Sera aveva già dato i primi segnali, poi la chiusura a un appoggio al Movimento 5 Stelle è arrivata netta anche da Maurizio Martina e Andrea Orlando. Ad ora, senza se senza ma. Ecco che, tra il sentore di vedere Palazzo Chigi più lontano e la rabbia per gli attacchi lanciati dal Nazareno verso M5s, l'aspirante premier decide di dismettere i toni moderati e concilianti di questi giorni e di contrattaccare. Lo fa con un tweet incisivo e calibrato a dovere: "Gli italiani si aspettano responsabilità da chi ha fatto questa legge elettorale, ma assistiamo ai soliti giochi di potere sulla pelle dei cittadini". Il riferimento è al Pd e a Forza Italia, con Silvio Berlusconi che in un'intervista ha proposto un governo di centrodestra con l'appoggio del Pd. Ma anche alla Lega che - si ragiona negli uffici grillini - ancora non ha dato segnali di dialogo con loro in ottica esecutivo.

Fino a oggi il capo politico grillino aveva assunto toni moderati nell'attesa di capire l'evoluzione del dibattito dentro il Pd, partito uscito indebolito dalle elezioni, con cui M5s sperava, oggi il passato è d'obbligo, di riuscire a trovare convergenze per formare il nuovo governo. La speranza però sembra sfumare e Di Maio, in un lunghissimo vertice con Alessandro Di Battista, i nuovi capigruppo designati Toninelli e Grillo, Vincenzo Spadafora, Laura Castelli, Alfonso Bonafede e lo staff comunicazione, mette a punto la svolta: "Domani seguite il mio intervento alla stampa estera". È da qui che partiranno le stilettate contro i partiti "rei di aver scritto una legge elettorale che non garantisce la governabilità e che oggi non fanno nulla per dare un governo agli italiani pur di andare contro di noi". Ma il luogo da cui parlerà Di Maio non è stato scelto a caso. "Per noi sarà come parlare ad Angela Merkel e all'Europa", riferiscono fonti molto vicine al candidato premier. Il capo politico continuerà a dare rassicurazioni sulla scia di quanto detto anche dall'aspirante ministro dello Sviluppo economico Lorenzo Fioramonti al Financial Times, cioè che M5s al governo "bastone di stabilità" rispetterà la cornice dell'Eurozona e i paletti del Fondo monetario internazionale sul debito pubblico. Il partito guidato da Di Maio continuerà ad accreditarsi come forza di governo moderata e progressista che non fa paura ai mercati. Da qui emerge, incrociando il programma M5s con quello della Lega che difficilmente questi possono stare insieme.

E i parlamentari grillini lo sanno bene tanto che a pochi minuti dall'inizio della direzione dei democratici, nei corridoi di Montecitorio alcuni deputati M5s vengono visti scambiarsi opinioni sui possibili sviluppi con Ettore Rosato, il capogruppo dem. Un modo per testare le posizioni reciproche a una settimana dal voto. Il sostegno del Pd a un esecutivo 5 stelle? "Non si può, andiamo a sbattere sia noi che voi", dice quasi dispiaciuto, secondo quanto riferisce l'agenzia Dire, Rosato mentre si ferma a parlare con i colleghi pentastellati, Sergio Battelli e Simone Valente. Un colloquio a bassa voce, al riparo dei giornalisti. Ma qualche frase arriva lo stesso alle orecchie. "Dici che andiamo a sbattere tutti e due?", dice Battelli. Rosato annuisce e allarga le braccia. Poi si parla di numeri ed è lo stesso Rosato a snocciolare un po' di cifre di una ipotetica maggioranza Lega-M5s. Battelli lo interrompe e scuote la testa: "No no, con Salvini non ci andiamo. Come facciamo?". I volti dei 5Stelle ormai tradiscono un certo nervosismo ma il Movimento già martedì, davanti alla stampa straniera, proverà a giocarsi ancora qualche carta nella speranza che il Pd si ritrovi costretto a cedere. Ma al momento la realtà è un'altra ed è piombata negli uffici di Di Maio.

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