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Tredici tatuaggi, che potrebbero diventare quattordici. E sette scudetti vinti (cinque in Ucraina, due in Germania), con la voglia di festeggiare presto l'ottavo grazie alla sua capacità innata di risultare decisivo. Douglas Costa, abituato a parlare poco, si è concesso in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport

INIZI DURI - «Nei primi mesi non sono riuscito a esprimermi sui soliti livelli. Poi sono progredito anche se devo migliorare in zona-gol. La verità è che ho sempre preteso molto da me stesso, e continuo a farlo. Il più bel complimento ricevuto? La cosa più bella è che mi reputino all’altezza della Juve. Dopo l’uscita dalla Champions ho detto che venire alla Juve è stata la scelta migliore fatta in vita mia. Lo ribadisco».

DOPO MADRID - «Sì. Quando esci da un doppio confronto così, dopo aver perso a Torino e fatto una rimonta pazzesca al Bernabeu, indipendentemente da come è finita non puoi che essere orgoglioso di far parte di un gruppo di campioni che ha dimostrato di poter raggiungere l’impossibile con l’orgoglio. Grazie ad Allegri ho capito l’importanza degli esterni nella fase difensiva. Mi sta trasformando in un giocatore migliore, perché solo unendo tecnica e tattica posso diventare un giocatore ancora più importante»

FUTSAL e RELIGIONE - «Gli inizi con il calcio a cinque hanno influito tanto sulla mia carriera. Sono entrato nel Gremio molto presto, a 12 anni, la mattina mi allenavo e il pomeriggio quando potevo andavo a giocare a Futsal con una squadretta vicino casa. Devo tanto a questo sport, mi piace molto come tipologia: è rapido e con passaggi corti, dove il gioco non si ferma mai. Oggi in campo c’è molto di quello che ho imparato lì. E poi c'è la fede: la mia mamma (Marlene, ndr) è una pastora, una predicatrice battista, quando vado in Brasile la accompagno spesso in chiesa: la religione ha un ruolo basilare nella mia vita proprio per l’educazione che ho ricevuto. Credo in Dio».

AMICO DYBALA -  «Dopo il gol all’Inter sono andato ad abbracciare Dybala perché mi ha accolto alla Juve come se mi conoscesse da sempre, assieme ad Alex Sandro mi ha aiutato nell’inserimento e soprattutto mi ha convinto che avevo le qualità per poter stare in questo gruppo e far la differenza nel vostro campionato. E sì, anche con Higuain ho un ottimo rapporto».