Il Pd in piazza, si cerca sempre l’unità ma tensioni restano

Il Pd in piazza, si cerca sempre l’unità ma tensioni restano
29 settembre 2018

Il Partito democratico scende in piazza domani a Roma per rilanciare il suo ruolo di maggiore forza di opposizione e per contrastare i provvedimenti annunciati dal governo. “Andiamo a Piazza del Popolo per difendere l’Italia. Perche’ con queste scelte Lega e Cinque Stelle vogliono rovinare il nostro futuro. Stanno facendo l’ennesimo condono fiscale. Stanno promuovendo misure assistenzialiste che non produrranno un posto di lavoro in piu'”, ha detto il segretario Maurizio Martina a Rtl102.5.

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Una manifestazione che, nelle speranze di Martina e degli altri esponenti Pd, dovrebbe ripetere il successo di quella di Milano del 29 agosto quando a mobilitarsi furono i dem ma anche le altre forze anti razziste che si oppongono alle politiche del ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini. Per raggiungere lo scopo arriveranno da tutta Italia 200 pullman e 6 treni. Al momento hanno dato la loro adesione tutti i big del partito, compresi Matteo Renzi e Nicola Zingaretti. Sul palco si alterneranno, pero’, soprattutto esponenti della societa’ civile: aprira’ il presidente del municipio val Polcevera di Genova, Federico Romeo, si proseguira’ con i Giovani Democratici impegnati in iniziative sociali sui territori. E, ancora: una insegnante, una madre interverra’ sui vaccini, esperienze dell’associazionismo antimafia, sindaci sui tagli ai fondi per le periferie, lavoratori dell’Ilva. A concludere la manifestazione sara’ il segretario Maurizio Martina.

L’ex segretario Matteo Renzi dalle colonne del Corriere della Sera si dice pronto a lanciare “una battaglia di resistenza civile da combattere a ogni livello”. Poi sui social invita a guardare al futuro nonostante le sconfitte del passato: “I rigori si possono sbagliare, e anche a me e’ capitato nel calcio come in politica. Ma devi sempre avere la forza di andare sul dischetto: altrimenti meglio cambiare mestiere”. Al di la’ degli appelli, tuttavia, e’ un Partito democratico quanto mai diviso quello che si da’ appuntamento a Roma. Divisioni che riguardano il prossimo congresso, ma non solo. La scelta di Matteo Renzi di sottoscrivere il manifesto “Risvegliamo l’Europa” assieme al presidente di En Marche, Christophe Castaner, dal primo ministro di Malta Joseph Muscat, dal capogruppo dei liberaldemocratici di Alde al Parlamento Europeo Guy Verhofstad e dal presidente spagnolo di Ciudadanos, Albert Rivera. Una compagine a forte trazione liberal che apre una discussione accesa nel Partito Democratico.

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Per l’ex guardasigilli Andrea Orlando e’ la prima mossa di Renzi in direzione di un addio al Pse, il partito dei socialisti europei nel quale lo stesso Renzi scelse di collocare il Partito Democratico, una delle sue prime mosse da neo segretario del Pd. “Il prossimo congresso sara’ tra chi vuole restare nel partito Partito Socialista Europeo, allargandolo, e chi vuole andare con i liberali dell’Alde, spesso all’opposizione dei pochi governi socialisti rimasti in Europa”, scrive Orlando sui social. Tensioni che si aggiungono a quelle relative al congresso che sta per aprirsi. C’e’ una data indicativa per le primarie, domenica 27 gennaio; c’e’ la data del Forum nazionale che dovrebbe rappresentare anche l’avvio ufficiale del congresso, dal 26 al 28 ottobre; ci sono i temi. Quello che manca sono ancora i candidati. In campo, al momento, c’e’ solo Nicola Zingaretti, con i renziani alla ricerca di un nome in grado di competere ad armi pari, se non per vincere, almeno per limitare la portata della sconfitta.

“Il candidato arrivera’ con il Congresso” assicura Renzi confermando che lui non si candidera’ perche’ la sua volonta’ e’ quella “di dare una mano contro questa cultura dello sfascio che Lega e 5stelle rappresentano”. Di certo, pero’, l’ex premier non giudica Zingaretti all’altezza del compito. Il sospetto di Renzi e’ che il governatore e la compagine larga che lo appoggia intendano arrivare ad un accordo con il Movimento 5 Stelle. Ipotesi duramente smentita dallo stesso Zingaretti e, nelle ultime ore, anche dal segretario Maurizio Martina. In piazza domani ci sara’ anche Carlo Calenda che in una intervista al Messaggero dice di non “capire” piu’ Renzi e propone di andare oltre il Pd: “Il partito va superato. Deve partecipare alla costruzione di un fronte progressista molto ampio in vista delle elezioni europee. A capo di questo fronte deve esserci Paolo Gentiloni”, “una persona seria” e di “grande autorevolezza in Italia e all’estero”, afferma l’ex ministro dello Sviluppo economico.

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Martina ha davanti a se’ meno di un mese di permanenza al Nazareno. Fonti a lui vicine sottolineano che la data buona per l’addio rimane il Forum nazionale, e lui conferma la volonta’ di rispettare lo statuto del partito, dimettendosi alla convocazione del congresso e mettendo a disposizione del partito la sua esperienza per dare una mano a ripartire: “Sono consapevole che siamo in una fase in cui le attese verso il governo sono ancora alte e non sottovaluto il fatto che a 100 giorni dall’inizio di questo governo non hai ancora lo spazio per esplicitare la tua alternativa. Ma non esiste l’alternativa senza il Partito Democratico. Anche cambiando le persone, faremo un congresso, io mi dimettero’ certamente, lo abbiamo detto all’assemblea di luglio. Il congresso lo facciamo prima delle europee, le primarie l’ultima domenica di gennaio. Una mia candidatura? Io daro’ una mano”.

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