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Torna l'ora solare e c'è a chi non piace

Enrico Cicchetti e Micol Flammini

Domenica 29 ottobre le lancette tornano indietro. Dalla Polonia alla Spagna, fino al caso turco, tutte quelle volte che il cambio dell'ora non ha avuto solo un significato temporale, ma politico

“Orologio! dio sinistro, spaventoso, impassibile, il cui dito ci minaccia e ci dice: ricordati!”, scriveva Baudelaire senza sapere che nel Ventunesimo secolo le lancette dell’orologio sarebbero diventate le ambasciatrici di forti messaggi politici. Metronomi severi di unioni e disunioni. In Europa, la Polonia potrebbe essere il primo paese a rottamare il cambio dell’ora e a spezzare così un sistema temporale studiato e concordato da tempo, che regola le comunicazioni e i commerci. La legge, proposta dal Psl, Partito popolare polacco, è stata approvata in prima lettura e punta ad abolire la differenza tra ora legale e ora solare. Mostrando una rara sferzata di unità parlamentare in un’aula di solito amaramente divisa, il progetto di legge ha ottenuto un largo sostegno.

 

“Il cambio dell’ora causa degli squilibri“, scrive nella proposta Bronislaw Karasek, esponente del Psl, “produce cambi d’umore, problemi di sonno e aumenta il rischio di attacchi cardiaci e incidenti stradali”. Inoltre, secondo i sostenitori della legge, il cambio orario indebolisce il mondo degli affari e non serve a ridurre il consumo energetico. Non la pensa così il Po, il partito di Donald Tusk, che rimane convinto di voler mantenere lo status-quo. Ballare da soli e non a ritmo delle lancette europee, scandite dal valzer del cambio orario due volte l’anno, causerebbe dei problemi alla Polonia. In particolare i sistemi informatici dovrebbero adeguarsi alla modifica e dovrebbero farlo in fretta. Servirebbero nuovi software e nuovi sistemi operativi. Se la legge dovesse passare, il cambiamento non influirà solo sugli orologi, ma la vita delle persone e delle istituzioni subirebbe un cambiamento drastico. Anche complessi sistemi industriali dovrebbero essere modificati, un elenco infinito di apparati elettrici, di centrali tubature. Ma soprattutto, l’abolizione dell’ora legale porterebbe la Polonia a perdere la sincronizzazione con i suoi vicini europei e con il suo principale partner commerciale: la Germania.

 
Un segnale politico? Forse. La Polonia attualmente ha lo stesso fuso orario dell’Italia, +1 rispetto a Greenwich, i suoi orologi ticchettano a tempo insieme a Berlino, Parigi e Bruxelles. Abolendo l’ora legale, quella che rende più lunghe e luminose le giornate, Varsavia si avvicinerebbe alle zone più orientali, posizionandosi a +2 rispetto a Greenwich. La decisione di perdere la sincronizzazione con la maggior parte dei paesi dell’Unione potrebbe costarle cara, ma la Polonia, intenta ultimamente a dimostrare la sua unicità rispetto al resto dell’Europa, non se ne cura.

 

Il trenta ottobre scorso, data prevista per il ritorno dell’ora solare, era stato Erdogan a non spostare le lancette. Una scelta apparentemente motivata dalla necessità di rendere permanenti i risparmi di energia che si registrano durante l’ora legale. Ma con questa scelta, la Turchia si è spostata a +3, come l’Iraq e l’Arabia saudita mentre prima si trovava nello stesso fuso orario di paesi europei centrorientali come Grecia e Bulgaria, ma anche di Libano e Sira. Un avvicinamento al mondo arabo avvenuto in tempi non sospetti dunque, o almeno una decisione meditata sin dal 2014 e presa prima che venisse allo scoperto lo scontro diretto con Washington di inizio ottobre – “Noi non siamo in debito con voi ”, tuonava Erdogan alla decisione di Trump di sospendere i visti di ingresso dalla Turchia all’America – e prima che Ankara si scagliasse contro l’Unione europea.

 

Per più di un secolo, un punto sulla cima di una collina nel sud-est di Londra è stato riconosciuto come il centro del mondo e il punto d’inizio ufficiale di ogni nuovo giorno. Ma dal 2010 la supremazia del “Greenwich Mean Time” è stata sfidata da un nuovo gigantesco orologio costruito alla Mecca. Con una sorprendente somiglianza sia alla Torre di Santo Stefano che ospita il Big Ben sia all'Empire State Building, la al Bait Abraj Tower mira a superare il rivale britannico in altezza e opulenza. Le quattro facce dell'orologio sono illuminate da 2 milioni luci a Led con l'enorme scritta in arabo: "Nel nome di Allah” e la struttura – creata con sei tonnellate d’oro – è un invito al miliardo e mezzo di musulmani del globo a dimenticare l'osservatorio di Greenwich come il "vero centro della terra".

 

Le lancette di un orologio smettono di essere innocue quando diventano delle armi politiche. E’ una storia vecchia, iniziata nel maggio del 1942 Francisco Franco decide di cambiare il fuso orario per compiacere Adolf Hitler. Da quel momento, gli spagnoli vivono in un perenne jet-lag: vanno un’ora avanti del tempo solare e due per l’ora legale. Il caudillo non accettava che la sua nazione fosse sincronizzata con la Londra di Churchill, come sarebbe naturale per posizione geografica, e voleva creare un’affinità temporale e ideologica con la Berlino di Hitler.
Da questa scelta infausta nasce la singolarità spagnola: mangiare tardi, andare a dormire tardissimo, così Madrid ha fatto di necessità virtù e si è trasformata nel regno della movida.

 

Lancette. Che siano a dieci e dieci come i baffi di Dalì, o un dito minaccioso puntato contro Baudelaire, o meccanismi infernali che “lasciano cadere in colpi secchi e uguali” le ore “sul mio cervello” come scriveva Palazzeschi, non vanno mai sottovalutate. Soprattutto in tempo di populismi.

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