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C'è sindaco e sindaco

C'è sindaco e sindaco

Non è un bel momento per i sindaci delle principali città italiane. A Roma Virginia Raggi ha chiesto di essere processata con rito immediato per le accuse di falso (nomine, promozioni e aumenti di stipendi a funzionari amici), a Torino la sua collega Appendino deve rispondere di imperizia per i mille e passa feriti e la morte di una donna in piazza San Carlo e un altro grillino, Nogarin, è stato accusato di omicidio colposo per i morti durante l'ultima alluvione a Livorno (non avrebbe dato l'allarme in tempo ai suoi cittadini). A Milano, è notizia di ieri, Beppe Sala è stato rinviato a giudizio con l'accusa di aver retrodatato di qualche giorno il contratto per il verde dell'area Expo all'epoca in cui era a capo dell'ente.

Mal comune mezzo gaudio? Attenzione. Non facciamo di tutta l'erba un fascio e soprattutto - e vengo al punto - non permettiamo ai grillini di usare come scudo alle proprie malefatte il sindaco di Milano. Loro sono nei guai giudiziari per non avere fatto ciò che dovevano, causando ingiustizie, dolore e addirittura morte. Beppe Sala andrà a processo, a mio avviso ingiustamente, per aver fatto ciò che tutta Italia gli chiedeva di fare, cioè garantire l'apertura regolare di Expo (i lavori erano in un ritardo ritenuto dai più incolmabile) ed evitare al Paese una figuraccia planetaria. Sala, sia pure con affanno e camminando sul filo del rasoio, riuscì nel miracolo, diventando una sorta di eroe nazionale, tanto che Renzi, allora al massimo del suo splendore, lo arruolò nel Pd come candidato sindaco di Milano (Renzi fece un bel colpo, Sala, alla luce di ciò che sta accadendo, non lo so).

Quando dico che «tutta Italia» chiedeva a Sala di fare presto con Expo non intendo soltanto i cittadini che avevano a cuore il bene del nostro Paese. Intendo - e lo dico a ragion veduta - l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l'allora premier Matteo Renzi e l'allora capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati. Gente che se avesse un minimo senso di riconoscenza e di onestà intellettuale oggi dovrebbe uscire allo scoperto per raccontare come andarono le cose - anche dietro le quinte - e non lasciare il sindaco eletto dai milanesi solo davanti al più stupido e inutile dei plotoni di esecuzione giudiziari.

Non ho votato Sala e non lo voterò se ci sarà una prossima occasione. Ma non ci sto che la sua vicenda giudiziaria sia messa, per motivi di propaganda politica, sullo stesso piano di quelle dei sindaci grillini.

Che bello sarebbe un Paese nel quale anche magistrati e politici riconoscessero, senza cavillare, meriti ed efficienza.

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