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Grasso che cola su Renzi

Grasso che cola su Renzi

Pietro Grasso è bravo a commuoversi. La sinistra oltre il Pd lo ha battezzato come l'anti Renzi, con un volto rassicurante che deve incarnare tutte le parole d'ordine di un certo regime culturale: le stigmate da ex magistrato, la bandiera dello ius soli, un welfare ancorato al Novecento, l'anima della Cgil che rivendica il ritorno all'articolo 18, lo spauracchio dell'orda nera che si intravede all'orizzonte, reddito di cittadinanza per dialogare con i grillini, la nostalgia per le feste dell'Unità in stile Coop. Grasso ieri ha pianto per l'onore di questa investitura. Quello che temeva era non avere un ruolo post presidenza del Senato. Lo avrà. Ma per fare cosa?

Di certo sarà il candidato premier di un nuovo partito della sinistra, con l'ennesimo nuovo nome, non più Mdp, che per chi lo ha dimenticato o era distratto significa Movimento Democratico e Progressista, ma Liberi e Uguali. Per chiudere la triade della rivoluzione francese manca la fraternità, ma di solito se la scordano tutti. Ora Grasso serve come volto sul fronte del palco per racimolare un po' di voti. D'Alema, che come profeta non è il massimo, scommette sul dieci per cento. Lo dice per far credere a Grasso che lo hanno messo davvero lì perché ha la stoffa del leader. Naturalmente non è così. L'obiettivo più vicino di D'Alema e Bersani è far perdere le elezioni a Renzi, stroncare qualsiasi ipotesi di governo di coalizione con Berlusconi e rigiocarsi la partita al prossimo turno. Ma con il vecchio vestito. I due, infatti, hanno in testa solo una cosa: tornare a casa. Riprendersi il Pd, naturalmente scacciando l'usurpatore. Tutto quello che hanno fatto, dalla scissione in poi, è finalizzato a questo obiettivo. Si sentono come esuli, cacciati dalla loro patria, pronti a qualsiasi congiura e stratagemma per riprendersi quello che è loro. Non hanno alcun interesse pubblico o generale. Nessuna vera battaglia ideale da portare avanti. Non hanno alcuna fiducia nelle capacità politiche di Grasso, sfruttano solo la tenera vanità dell'ex procuratore.

Se fosse una tragedia questa storia ricorderebbe i Sette contro Tebe di Eschilo. Polinice che cerca di riprendersi la città dopo che Etocle ha tradito il patto della staffetta. Solo che da tempo le disfide della sinistra non hanno più nulla di nobile.

Sono la solita farsa.

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