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Le truppe in fuga dal Pd che affonda

Superflop per la kermesse renziana: a Firenze trionfa la rassegnazione. Vip e big del partito in fuga dal Pd che affonda

Le truppe in fuga dal Pd che affonda

Nella storica e dismessa stazione di Firenze che ospita l'ottava edizione della Leopolda sono decisamente più le partenze che gli arrivi. Non tanto tra i partecipanti, quanto tra big e dirigenti del Pd, molti dei quali hanno di meglio da fare che presenziare alla tre giorni renziana. Il segno dei tempi, la fotografia del pessimo stato di salute di un partito che anche i sondaggi continuano a dare in caduta libera. D'altra parte, se è vero che quando una barca affonda i primi a scappare sono i topi, non c'è dubbio che quando dalle grandi convention politiche cominciano a fuggire i nomi che contano è perché il vento sta cambiando.

Lo sa bene Renzi che ha tentato un make up della Leopolda puntandola tutta sui millennials, i nati negli anni Duemila. Avrebbero dovuto essere loro i co-conduttori della kermesse insieme al segretario dem, un modo per guardare avanti e strizzare l'occhio alle nuove generazioni nonostante l'assenza degli sfavillanti testimonial del futuro che avevano caratterizzato le precedenti edizioni, da Oscar Farinetti ad Alessandro Baricco, passando per Davide Serra. Invece i millennials sono risultati avulsi dal contesto e spenti, un po' come tutta l'edizione di questa Leopolda, non solo senza big (assenti, tra gli altri, Prodi, Gentiloni, Padoan e Orlando) ma anche senz'anima. D'altra parte, non solo non c'è il nuovo da lanciare, ma mancano anche i vecchi da rottamare. O perché sono già andati via, come D'Alema e Bersani, oppure perché potrebbero tornare elettoralmente utili, come Casini e Alfano. Insomma, una Leopolda della rassegnazione. Dove tutto sembra essere già compiuto.

Un mood, questo, che il mondo produttivo - sempre abile a percepire i repentini cambi di rotta della politica - ha colto già da qualche mese. Al punto che per la prima volta dopo anni a fare il pieno di presenze è la tre giorni di Forza Italia a Milano. Alla kermesse organizzata da Gelmini e Romani hanno partecipato rappresentanti del mondo imprenditoriale, professionale, bancario, sindacale e della new economy. Una lunga lista di ospiti che fotografa un'Italia dove gli equilibri politici sono rapidamente cambiati dopo la débâcle referendaria di Renzi dello scorso 4 dicembre. Che il centrodestra sia tornato ad essere attrattivo è infatti fuor di dubbio, così come è sotto gli occhi di tutti la ritrovata centralità di Berlusconi. E saranno proprio lui e Renzi, quasi in contemporanea anche se a distanza di 300 chilometri uno a Milano e l'altro a Firenze, a chiudere oggi le rispettive kermesse di partito.

Il primo duello di una sfida che porta dritti alle Politiche di marzo.

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