Cronaca locale

"Case agli italiani e record di Daspo In meno di 2 anni Sesto ha svoltato"

Il sindaco Roberto Di Stefano: "La sinistra voleva farla diventare la Mecca d'Italia"

"Case agli italiani e record di Daspo In meno di 2 anni Sesto ha svoltato"

Il 25 giugno 2017 Roberto Di Stefano ha espugnato Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado d'Italia. Primo sindaco di centrodestra dal dopoguerra.

Era il «fortino rosso», a quasi due anni dall'inizio del mandato cos'è cambiato?

«Intanto siamo arrivati a quasi 480 Daspo. La sinistra usava i vigili solo per dare multe, noi come presidio per il territorio. Siamo il primo Comune in Italia per allontanamenti dei delinquenti e molti altri sindaci mi chiamano per avere consigli, per sapere che tipo di regolamento usiamo per arrivare a questi risultati. E abbiamo cancellato il progetto della maxi moschea: il Pd voleva che Sesto diventasse la Mecca d'Italia ma l'abbiamo evitato».

Sul fronte degli alloggi popolari ha imposto che gli immigrati che fanno richiesta devono dimostrare di non avere proprietà all'estero. C'è chi l'ha battezzato il bando anti-stranieri.

«Innanzitutto abbiamo aumentato i controlli recuperando quasi 70 alloggi dove pensavamo vivessero famiglie e invece c'erano posti letto affittati a 200 euro l'uno a stranieri. E con il nuovo regolamento abbiamo finalmente assegnato case ai sestesi che erano in lista da anni e venivano costantemente scavalcati da immigrati o gente in deroga».

Sul Bilancio c'è stato all'inizio un duro scontro con l'ex sindaco, come vanno oggi i conti?

«Ho trovato una situazione drammatica, un disavanzo di 26 milioni accertato anche dalla Corte dei Conti per irregolarità commesse sui Bilanci dal 2014 al 2016. Ho attuato un piano di rientro su 10 anni per evitare il fallimento del Comune. Nonostante la situazione debitoria ereditata siamo riusciti a far partire ad esempio due appalti, per manutenzione strade e verde pubblico, fermi da 6/7 anni per carenza di risorse».

Dove trova le risorse?

«Lavorando molto sul recupero di fondi dall'esterno, partecipando a bandi Ue, regionali e statali. Dalla Regione ho portato a casa 8 milioni per la ristrutturazione scuole, quasi 1,6 milioni per il recupero di due piscine che la sinistra aveva lasciato chiuse o in condizioni di degrado».

Il suo collega di Milano Beppe Sala boccia le «zone rosse» volute dal ministro Salvini contro spaccio e degrado. Lei cosa ne pensa?

«Sono favorevolissimo e nel nostro piccolo a Sesto stiamo già circoscrivendo le zone critiche con i Daspo, l'area della stazione Fs ad esempio, o Sesto Marelli e Sesto Rondò. Sono gli stessi luoghi su cui gravitano i militari che abbiamo richiamato sul territorio per potenziare i controlli. Anche Milano dovrebbe usare gli strumenti messi a disposizione dal governo, ma sulla sicurezza prevale un approccio ideologico. E il falso buonismo scatena purtroppo una guerra tra poveri».

Aveva contestato Area B: ha trasformato davvero Sesto nel parcheggio dei pendolari?

«Area B viene usata da Milano per fare cassa con le multe, per fare interventi seri contro l'inquinamento bisogna concentrarsi sulle caldaie. La nostra reazione comunque è stata la creazione di zone di sosta protetta per i residenti al confine con Milano, in zona Marelli o quartiere Adriano, per tutelare i sestesi e disincentivare i pendolari. Per quanto riguarda i trasporti pubblici invece sono contento che sia stato accolto il nostro appello ad applicare una tariffa unica da Milano a Sesto, senza più il sovrapprezzo del biglietto per l'ultimo tratto, ma speravo che si facesse con il ticket a 1,5 euro e non alzandolo a 2 euro per fare cassa».

Consigli ai candidati sindaci?

«Io ero partito quasi un anno prima con il tour nei quartieri, scrivendo un programma creato dal basso con le primarie delle idee e ovunque andassi davo il mio numero di cellulare. É lo stesso da quando ho 18 anni. Così si crea un rapporto diretto coi cittadini, senza filtri. E ho concentrato la campagna su 3 temi, in primis la sicurezza».

Fa campagna per le Europee per la sua compagna Silvia Sardone che è in lista con la Lega. Non se la prenderanno gli altri partiti del centrodestra?

«In questo caso la persona viene prima di qualsiasi partito. Abbiamo una candidata del territorio e ce la teniamo stretta.

Poi non ho una tessera, sono stato eletto con la mia lista civica e rappresento Lega, Fi, Fdi e Polo Civico».

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