Cronaca locale

Delpini porta verso gli altari fratel Ettore degli ultimi

Sabrina Cottone

Un furgone sgangherato, il rosario appeso allo specchietto, Cristo sofferente sulla fiancata, la statua della Madonna sul tetto. Ettore Boschini andava in giro a raccogliere poveri, malati di mente ed emarginati per strada, li convinceva a seguirlo nel suo rifugio alla Stazione Centrale. Nella Messa di Natale tra i binari portava panettone e spumante. Era diventato per tutti Fratel Ettore. Lo chiamavano santo già in vita e il suo nome era diventato simbolo dell'anima accogliente di Milano.

Ora l'arcivescovo, Mario Delpini, sulle tracce del suo predecessore, Angelo Scola, ha incaricato la Curia di pubblicare l'editto per l'apertura del processo di beatificazione del Servo di Dio Fratel Ettore Boschini, e i fedeli ambrosiani potranno far pervenire alla Curia testimonianze o scritti sulla figura del sacerdote, per l'istruttoria diocesana che avverrà martedì 19 dicembre.

Nato a Roverbella (Mantova) il 25 marzo 1928 da una famiglia di agricoltori, dovette lasciare la scuola per lavorare nei campi e nelle stalle. A 24 anni, la vocazione si fece insistente e entrò tra i Camilliani, destinato alla clinica milanese «San Pio X», dove poi morì a 76 anni, nel 2004, dopo una vita ricca di carità e incomprensioni. Mentre lavorava riuscì a ottenere licenza media e diploma d'infermiere e a scoprire le miserie che si nascondevano in una città sfavillante come Milano.

C'era molta concretezza nel modo in cui serviva latte caldo o caffè ai barboni che non volevano abbandonare i letti all'aperto tra coperte e lenzuoli. Persone che pian piano accettavano di essere lavate e rivestite, tornavano a desiderare un pasto decoroso e una casa.

Poi la casa madre dell'Opera Fratel Ettore divenne Casa Betania di Seveso: ospita oltre cinquanta senzatetto. Da malato non riusciva a dormire e recitava il rosario anche di notte. «Per tutti, per le anime consacrate, per le famiglie, per i bambini non nati, per quella spaventosa voragine rappresentata dagli aborti: quale mondo ci aspetta se non rispettiamo i comandamenti?».

Così domandava Fratel Ettore.

Commenti