Cronaca locale

Imam e comunisti alleati: sfila l'odio per Usa e Israele

Corteo per Gerusalemme, secondo giorno di «rabbia» I centri islamici e la sinistra inneggiano all'Intifada

Imam e comunisti alleati: sfila l'odio per Usa e Israele

«Allah u akbar» e Palestina libera. «Siamo qui per un solo, unico scopo», gridano dal camion che guida la manifestazione. A seguire gli attivisti delle organizzazioni filopalestinesi, i musulmani delle moschee cittadine e gli italiani, i militanti della sinistra estrema. Tutti insieme nel corteo contro Donald Trump e Israele. Nel penultimo week end prima delle feste, settecento persone circa sfilano nel cuore della città e scandiscono slogan inneggianti all'Intifada, fino al finale, intorno alle 18: per i credenti la preghiera in piazza della Scala, per gli altri slogan e fumogeni. Imam ed esponenti di Rifondazione Comunista si ritrovano insieme, uniti contro il nemico ideologico comune, quello che chiamano «l'imperialismo e il colonialismo». E poco importa, a questo punto, che l'ex consigliere Luciano Muhlbauer finisca fianco a fianco con l'imam Abu Shwaima, presidente del centro islamico di Segrate, che considera sconveniente per le donne andare in bicicletta.

È il secondo sabato di «rabbia» nelle città europee, dopo il riconoscimento di Gerusalemme capitale israeliana da parte degli Stati Uniti. Una settimana fa il presidio era stato convocato in piazza Cavour vicino al consolato Usa, stavolta l'associazione dei palestinesi in Italia ha preparato un corteo che parte da Porta Venezia e si conclude davanti alla sede del Comune. Dopo sette giorni il numero dei partecipanti non è aumentato, anzi, è leggermente calato: gli organizzatori raccomandano di lasciare spazio fra le file allungando il serpentone. Eppure i manifestanti sono «caldi». Nelle prime file un nutrito gruppo di giovani che lancia slogan.:«Palestina terra mia, Israele via-via» risuona dall'inizio alla fine. A metà gli striscioni del Bds, la sigla che promuove il boicottaggio di Israele, nelle retrovie i reduci delle formazioni comuniste italiane e i militanti dei sindacati di base.

All'inizio di corso Venezia, dando il via alla protesta, uno dei promotori dell'evento, microfono alla mano, ricorda «tutti i martiri, tutti», ed evoca Fatah, il partito di Arafat e del leader palestinese Abu Mazen, e anche Hamas, l'organizzazione politico e paramilitare nata nell'alveo del fondamentalismo islamico con l'obiettivo di combattere lo Stato di Israele, un movimento noto fra l'altro per le sue posizioni oscurantiste e omofobe. Comunisti e anarchici, profondamente anticlericali (quando si tratta della Chiesa cattolica) si stavolta trovano a loro agio. E intanto distribuiscono giornali e volantini.

Il direttore della Casa della cultura islamica Mahmoud Asfa garantisce che non c'è alcun antisemitismo. Ma si sentono proclami e bufale: «Gerusalemme capitale di Israele vuol dire permettere l'abbattimento di chiese e moschee» dice uno dei promotori. Al microfono si alternano gli anatemi contro Israele e i «grazie» al governo italiano, che da Trump ha preso le distanze. Italia ed Europa si prendono l'applauso del giorno. Li ringrazia anche Shwaima, che chiarisce la sua visione di Gerusalemme: «Città cara ai musulmani e ai cristiani» la definisce. La sua ricetta per il Medio oriente? «Non trattare con israeliani». «Di Gerusalemme vogliono farne un ghetto per gli ebrei» scandisce. E chiama alla «Intifada nuova contro questo progetto». La sua idea dello Stato di Palestina è questa: «Territorio palestinese dal fiume al mare», cioè dal Giordano alle sponde del mediterraneo. Israele, insomma, non esiste. E «Israele fascista, Stato terrorista» è uno dei cori più gettonati.

A Milano occorre un «certificato anti-fascista» per avere spazi e contributi del Comune, ma se si tratta dell'odio contro gli Usa e lo Stato ebraico, allora via libera.

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