Elezioni Politiche 2018

Altra grana per Di Maio. In lista l'amico degli Spada che picchiava i romeni

Dessì corre al Senato. In un post si vantava: ne ho menato un altro. Il video con l'uomo del clan

Altra grana per Di Maio. In lista l'amico degli Spada che picchiava i romeni

Roma - Par di vederlo Beppe Grillo, il padre nobile del MoVimento, che ride sotto i baffi per il moltiplicarsi di passi falsi e scivoloni del giovane Luigi di Maio, sulle candidature e non solo. Quel Grillo, riottoso a fare un passo di lato rinunciando all'anima più barricadera dei 5Stelle, per far spazio alle ambizioni di governo della Casaleggio Associati, incarnate dal giovane avellinese, così insipiente ma così rassicurante, che lui non ha mai sopportato. Un concentrato di moderazione che ora però, rischia di infrangersi sotto i colpi di Emanuele Dessì, il pugile candidato dal M5S nel proporzionale al Senato, collegio di Latina. E di cui in queste ore circola un vecchio video che lo ritrae mentre balla con quel Domenico Spada, dell'omonimo clan, condannato per usura e estorsione. Ride amaro Beppe, mentre tutto il Pd romano che conta attacca a testa bassa: «Che dice Roberta Lombardi dell'appoggio degli Spada alla candidatura del suo fedelissimo?». Dessì in un post su Facebook si difende: «Facevo il pugile e insegnavo pugilato, e ovviamente frequentavo le palestre, anche quella in cui si allenava Domenico Spada». Che all'epoca era per tutti solo un campione di boxe.

Ma da quella rete che, come ha sempre detto Grillo, nulla dimentica e nulla perdona, spunta un altro episodio da ring. In un post Dessì raccontava di aver «dovuto» picchiare un giovane rumeno per riparare a un'offesa subita, roba che con i toni felpati del giovane leader pentastellato ha poco a che fare. La senatrice Paola Taverna, alza la guardia e prova a far uscire il Movimento 5 Stelle dall'angolo: «Credo sia qualcosa che gira da tempo, si riferisce a un incontro di boxe perché credo abbiano vissuto tutti e due la stessa palestra, era un evento sportivo. Non so se imbarazza più questo o la Boschi che è candidata a Bolzano e in altri collegi».

Ma per il giovane giggino in queste ore non c'è tregua, ed è ancora il passato che lo trapassa, questa volta con la penna di Roberto Saviano. Lo scrittore napoletano pizzica il candidato premier del Movimento 5 stelle, a negare in un'intervista rilasciata all'agenzia tedesca Dpa, di aver mai chiamato le Ong «taxi del mare». E in un post-fiume accusa di Maio d'aver dato la stura, con quell'affermazione, a una strategia politica criminale, che avrebbe addirittura permesso a Minniti mano libera sugli accordi libici, che l'Italia avrebbe stretto «con trafficanti inumani di esseri umani e non con un governo organizzato per fermare i flussi». Saviano poi continua, brandendo la penna anche contro il pm di Catania Carmelo Zuccaro, reo d'aver aperto l'inchiesta contro le Ong, ma soprattutto pretende solenni scuse dal povero Luigino: «Un politico sciacallo».

Che intanto deve fronteggiare la rivolta della base (critico anche il vignettista star del movimento, Marione) per un'altra candidatura, quell'avvocato Nicola Cecchi, tesserato Pd nel 2016, e oggi schierato dai 5Stelle a Firenze contro il segretario Dem Renzi, che infatti affonda: «Cecchi, come altri ex Pd, sembra uno di quei giocatori che non ce l'hanno fatta in prima squadra e vanno a farsi le gambe altrove».

Di Maio è troppo impegnato anche per rispettare l'ennesima promessa di rendere noti i dati delle parlamentarie. Un annuncio rinviato e rimangiato a ripetizione con le scuse più diverse. A ogni scadenza ripete «Domani».

Ma, insegna Totò, oggi non è domani.

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