Elezioni Politiche 2018

Bankitalia già detta la linea al prossimo governo

Il governatore Visco: «Ridurre il debito e conti in ordine» Dati Inps: 500mila italiani in pensione da quasi 40 anni

Bankitalia già detta la linea al prossimo governo

Bankitalia preoccupata per l'instabilità del dopo voto già detta il decalogo al governo che verrà? No, minimizza il ministro dell'Economia in carica, Pier Carlo Padoan. «Il governatore Visco giustamente tiene presente il fatto che ci sono elementi di possibile instabilità sia a livello internazionale, sia a livello interno...».

Eppure il monito ripetuto ieri da Ignazio Visco nella relazione tenuta all'Assiom Forex, assemblea generale degli operatori finanziari, è sembrato stringente e nient'affatto rituale. Per sette volte è risuonata sulla platea veronese la parola «riforme», così come assai determinato è apparso l'appello a non perdere terreno sul fronte dell'equilibrio dei conti pubblici, rivolto a chiunque siederà a Palazzo Chigi nella prossima primavera.

D'altronde, come testimoniano alcuni dati dell'osservatorio Inps 2017 resi noti ieri, questo è sempre il Belpaese nel quale quasi mezzo milione di persone (471.545 per la precisione) riceve la pensione addirittura da prima del 1980. Vale a dire, da prima che ci fossero le stragi di Ustica e della stazione di Bologna, prima che il brigatista pentito Peci aprisse una crepa nella stagione di piombo che quell'anno vide gli assassinii di Bachelet e Tobagi, mentre la camorra di Cutolo spadroneggiava e la mafia uccideva il fratello dell'attuale presidente della Repubblica, Mattarella. In Usa finiva con lo smacco in Iran l'era-Carter, arrivava Reagan, l'Urss esiliava Sacharov, in Polonia nasceva Solidarnosc. E in Italia lavoratori alle soglie dei 50 anni o addirittura di 46 anni e 4 mesi potevano decidere di ritirarsi con trattamenti di quiescenza per vecchiaia o anzianità. Una platea di «baby-pensionati» (o anche loro eredi) che da 37 anni viene mantenuta dall'Inps. Settecento mila persone, se si parte dall'82. Gente che ha trascorso più tempo a godersi la pensione che a lavorare.

E di fronte a questa indimenticabile stagione del Bengodi non può che apparire scontato il monito lanciato ieri dal governatore Visco a «ridurre l'incidenza del debito, mantenere l'equilibrio dei conti pubblici senza lasciare dubbi agli investitori e quindi proseguire con decisione sul cammino di riforme essenziali». Perché, ha spiegato, una diminuzione «tangibile e continua dell'incidenza del debito sul Pil non deve essere ritardata; la riduzione dei tempi di rientro richiede innanzitutto disciplina di bilancio. Non è una questione di vincoli europei, ma di sviluppo equilibrato. Un aumento del disavanzo pubblico non può sostituirsi alle riforme, rischierebbe di essere controproducente, visto che il problema del debito non può essere eluso... Anche senza i vincoli del Patti di stabilità, resta per noi l'esigenza di compiere scelte responsabili».

Niente scorciatoie, dunque. Piuttosto, ha ricordato Visco, sarebbe importante «la razionalizzazione e stabilizzazione della normativa fiscale». Il governatore ha confermato poi uno scenario di crescita che dallo 0,9% del 2016 è arrivato all'1,5 dello scorso anno, e si manterrà sopra l'un per cento per un biennio. «Il rischio di deflazione è stato scongiurato, anche se rimane arduo spingere al rialzo le attese di inflazione». La quale, dopo un lieve calo all'inizio dell'anno, dovrebbe gradualmente salire.

Perciò «politiche di bilancio prudenti contribuiranno a rafforzare la fiducia dei mercati nella riduzione dell'incidenza del debito pubblico sul Pil».

Ampia anche la parte dedicata alle banche, spronate da Visco a continuare sulla strada del recupero di redditività e della riduzione dei crediti deteriorati.

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