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Bavaglio alla Meloni: niente piazza per il comizio

Il sindaco di Pontedera vieta il gazebo a Fdi: «Non hanno firmato i moduli dell'antifascismo»

Bavaglio alla Meloni: niente piazza per il comizio

Pontedera (Pisa) Una multa da 118 euro. È questo il prezzo della libertà di espressione a Pontedera, in provincia di Pisa, dove ieri mattina, al mercato settimanale, due militanti di Fratelli d'Italia avevano allestito un banchetto elettorale con volantini, manifesti e bandiere. Ma sono stati multati dalla polizia municipale perché, assieme alla richiesta di suolo pubblico, non avevano firmato il certificato antifascista, un documento che spopola nei comuni toscani guidati dal centrosinistra. L'horror fascistis in questa regione-principato di Renzi è rimasto difatti il solo elemento che mantiene l'alchimia fra i pezzi rotti del centrosinistra, tanto che dall'autunno passato molti consigli comunali hanno approvato l'istituzione dello speciale «patentino» che nega gli spazi pubblici a chi non si dichiara «antifascista» o «manifesta o professa ideologie razziste, xenofobe, antisemite, omofobe e antidemocratiche, portatrici di intolleranza religiosa».

Quello che si annuncia come il primo di una serie di bavagli al centrodestra travestiti da antifascismo muove la reazione di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia: «Prove tecniche di regime per la campagna elettorale 2018. Non ci danno il suolo pubblico perché Fdi sarebbe, secondo loro, un partito che va contro il principio di ricostituzione del partito fascista - tuona da Biella - e quindi noi non possiamo fare campagna elettorale. Ora finalmente abbiamo capito dove volevano arrivare le leggi Fiano e tutte queste cose che, a 70 anni dalla fine del Fascismo, stanno lì a impedirne la rinascita». Il vero scopo, secondo l'ex vicepresidente della Camera, è «impedire a noi di fare campagna elettorale. Proprio noi continua - che abbiamo insegnato la democrazia al Pd e che mai ha fatto i governi contro il parere e il voto dei cittadini». Ignazio La Russa annuncia un'azione giudiziaria contro il sindaco di Pontedera per aver negato a Fratelli d'Italia l'utilizzo del suolo pubblico per legittime iniziative elettorali.

E mentre a Pontedera fioccano le multe, la vicina Pisa fa retromarcia sul «patentino antifascista» in campagna elettorale dopo che proprio Fdi ha messo in difficoltà sindaco, giunta e amministrazione, ora costretti a uscire dignitosamente da un pasticcio dettato dall'eccitazione antifascista. Perché per la fretta di istituire la patente, il documento era stato infatti deliberato dalla giunta anziché, come prevede il regolamento, dal consiglio comunale. L'irregolarità è stata denunciata dal consigliere Fdi Filippo Bedini, pronto a chiedere un risarcimento al Comune, diffidato grazie a un «contro-modulo» inventato dallo stesso consigliere del partito della Meloni nel quale si dichiara che Fdi «rispetta la Costituzione» e in cui «si diffida il Comune dall'intralciare la libertà di espressione e l'agibilità politica di un partito perfettamente inserito nel contesto democratico». Il Comune promette: «Ci sarà un nuovo documento a integrazione della domanda in cui non saranno presenti i riferimenti incriminati a fascismo, omofobia, razzismo e intolleranza religiosa».

E Fdi gongola: «Vittoria su tutti i fronti».

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