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Berlusconi: M5s si contraddice sui pm

La linea: sottolineare il doppiopesismo dei grillini sulla giustizia. Via al restyling di Fi

Berlusconi: M5s si contraddice sui pm

Roma Silvio Berlusconi ritorna dopo molto tempo nella sua villa in Sardegna, sulla quale è tornato di recente a investire. Un fine settimana di parziale riposo nel quale il presidente di Forza Italia si sta concentrando sul rilancio del partito, tanto che già nei prossimi giorni potrebbe esserci l'annuncio del restyling dei vertici azzurri.

L'attenzione sulle prime mosse del governo Conte resta alta. E l'indicazione che arriva dallo stesso Berlusconi è quella di mettere in luce le contraddizioni dei Cinquestelle, accelerando la fine della luna di miele con gli elettori. Contraddizioni in cui sono gli eletti a Cinquestelle già precipitati, in particolare sul fronte di quel giustizialismo che è sostanza stessa della loro storia politica.

Quella furia giustizialista oggi, dopo l'esplosione dello «stadio-gate», con l'inchiesta che lambisce il partito, è stata archiviata. E la truppa parlamentare azzurra - a partire dalla vicepresidente della Camera, Mara Carfagna - mette il dito in questa evidente contraddizione e attacca i silenzi di Luigi Di Maio. «Anche i moralisti praticano la doppia morale» attacca la Carfagna. «Fino al 2017 il regolamento del Movimento Cinquestelle prevedeva che un avviso di garanzia dovesse comportare dimissioni. Noi inorridivamo, loro accarezzavano la rabbia degli italiani per raccattare voti. Di Maio a febbraio 2016 chiedeva le dimissioni di Alfano, che aveva ricevuto un avviso di garanzia. Sempre lui nell'aprile 2016 diceva che se un sindaco è indagato per abuso d'ufficio deve dimettersi e non ricandidarsi. Poi sono cominciati i guai di Virginia Raggi e degli altri sindaci pentastellati. Oggi è tutto permesso». E se Lucio Malan invita Di Maio a «fare chiarezza», Paolo Zangrillo parla di «faccia tosta» dei grillini. Alessandro Cattaneo accende i riflettori «sull'imbarazzo di Di Maio». Giuseppe Moles, invece, si chiede: «Per Di Maio, Bonafede, Fraccaro, tre ministri, per loro improvvisamente non vale più il codice a Cinquestelle? Si sono ammutoliti? Chiediamo da giorni che ci spieghino qualcosa di più dei loro rapporti con l'ex presidente di Acea, finito ai domiciliari, di questo superconsulente che sembra essere stato imposto da loro alla Raggi.

Ma tutto tace».

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