Cronache

Bombe contro la Lega. La procura: è terrorismo. "Escalation pericolosa"

Il capo dei pm di Treviso: un attacco eversivo Calderoli: le intimidazioni sono in aumento

Bombe contro la Lega. La procura: è terrorismo. "Escalation pericolosa"

Treviso - Una bomba carta che non crea feriti né danni, se non limitati al portone di ingresso. Poi un secondo ordigno fatto brillare dagli artificieri che i danni invece poteva farli tutti. E sul fallito attentato alla sede della Lega a Treviso la Procura parla chiaro: terrorismo. Il primo ordigno rudimentale, piazzato sulla scala antincendio, sarebbe esploso nelle prime ore di sabato in quella roccaforte del Carroccio, il K3, in zona industriale tra Villorba e Treviso. Questo aveva lo scopo di attirare sul luogo le forze dell'ordine. Perché qui un secondo ordigno era fatto appositamente per colpire: una pentola a pressione piena di chiodi collegata a un filo di nylon, che una volta calpestato l'avrebbe fatta saltare. «È terrorismo e gli atti sono arrivati senza esitazione alla procura distrettuale di Venezia», ha detto il procuratore della Repubblica di Treviso, Michele Dalla Costa. Il questore Maurizio Dalle Mura ha precisato che «il secondo ordigno avrebbe potuto ferire seriamente». Così come aveva detto anche il neo sindaco di Treviso, Mario Conte. Il secondo congegno è stato trovato dopo un messaggio di una rivendicazione individuata poi dalla polizia sul web. «12/08/2018 - così si legge - All'alba, la sede della Lega a Treviso, è stata attaccata con 1 ordigno, rivendichiamo la collocazione contro politici, sbirri, e loro tirapiedi. A tutto questo non vogliamo essere complici, alla violenza indiscriminata degli Stati ci opporremo con la violenza discriminata contro i responsabili di tutto ciò». La rivendicazione è firmata da una sedicente cellula anarchica, che richiama la cellula «Santiago Maldonado», su cui gli investigatori indagano (Cellula Haris Hatzimihelakis/Internazionale nera, 1881-2018). Una sorta di lettera che comincia così: «Stanchi di tacere, stanchi di vedere ogni giorno violenze sistematica tramite il razzismo, il sessismo, il lavoro salariato che avvengono in questa società, i cui essenziali valori sono l'autorità e il profitto. Nauseati dallo sfruttamento vediamo come principali responsabili tutti i partiti politici...».

Per ora l'ipotesi di reato è quella di strage e ieri c'è stato un vertice in procura a Venezia, competente per tutti i reati con finalità terroristica commessi in Veneto, tra gli investigatori della Digos, il procuratore di Venezia Bruno Cherchi e i due sostituti Roberto Terzo e Alessia Tavarnesi. Un'ipotesi su cui stanno lavorando, ha fatto sapere il procuratore, e «su cui faremo gli accertamenti necessari». Accertamenti anche per capire il tipo di polvere utilizzata per confezionare gli ordigni, la potenzialità del secondo e la presenza di telecamere che possano aver ripreso chi abbia posizionato i congegni. Varie sono state le reazioni. Il popolo del web rimbalzava da un tweet all'altro. Chi con atteggiamento di sfida, «non ci fate paura, non ci fermeremo», chi con toni più contenuti. Il vice premier Matteo Salvini ha lanciato l'hashtag #iononmollo. Seguito a ruota dai leghisti. Roberto Calderoli ha parlato di «ennesimo grave atto intimidatorio contro la Lega» nel «silenzio del Pd e della sinistra». «Negli ultimi due anni è stata un'escalation», ha aggiunto il vicepresidente del Senato. «Non ci fate paura! Non ci fermerete! Forza Liga Veneta, Forza Lega», ha scritto il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana. E la solidarietà è arrivata anche dagli altri partiti. «Solidarietà alla Lega - ha twittato la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini - Punire i colpevoli con durezza.

No alla cultura della violenza».

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