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Cantiere centrodestra, mano tesa tra Fi e Meloni

La leader Fdi: con chi vanno Salvini e azzurri? Gelmini: «Mai col Pd, l'elettore ci vuole uniti»

Cantiere centrodestra, mano tesa tra Fi e Meloni

Se l'asse dei governatori di Liguria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e anche Sicilia si ritrova al Meeting di Rimini e mostra una granitica coesione sul tema strategico del rilancio delle infrastrutture, un fronte dialettico si apre tra Forza Italia e Fratelli d'Italia.

La scintilla è una intervista al Corriere in cui Giorgia Meloni rivolgendosi al partito guidato da Silvio Berlusconi lo accusa di eccessiva vicinanza al Pd: «Forza Italia dovrebbe sapere che il patto del Nazareno non è riproponibile. Eppure in Aula non mi sfuggono atteggiamenti da amorosi sensi. Basterebbe la vicenda Rai: il metodo non sarà stato buono, ma la proposta di Marcello Foa alla presidenza era da sostenere. Invece Forza Italia e sinistra gli hanno rivolto la stessa critica: essere sovranista, come se fosse un reato». Poi la Meloni aggiunge: «Guardiamo con grande interesse alle esperienze come quelle di Toti in Liguria e di Musumeci in Sicilia o di tanti sindaci che ogni giorno ci mettono la faccia. Però, niente ammucchiate». «Il centrodestra va rifondato», aggiunge «e Salvini deve chiarire, nei fatti, se ritiene l'alleanza di governo momentanea o strategica».

La replica di Forza Italia è affidata a Mariastella Gelmini che usa toni morbidi e concetti chiari, chiedendo alla «collega di tante battaglie» di contribuire a un confronto sincero, «senza cercare fantasmi che non esistono». «All'intelligente intervista dell'amica Giorgia Meloni, vorrei rispondere con un ragionamento. Gli elettori normali, la gente comune, coloro che non dividono il mondo in bianco e nero, che non usano l'accetta per esprimere le proprie idee, la grande maggioranza degli italiani, hanno già una casa: si chiama centrodestra. Un'area politica che governa tantissimi comuni e importanti regioni con credibilità e concretezza. La sua forza è la capacità di offrire un progetto per l'Italia, alimentando una cultura plurale, senza mortificare i moderati che, da sempre alternativi al Partito democratico, si battono per i valori liberali di una società con profonde radici popolari e cattoliche. Ripartiamo da quanto di buono fatto in questi anni, senza cercare fantasmi a ogni costo e avendo un confronto sincero e senza pregiudizi per rilanciare il centrodestra».

Di certo Forza Italia vive con crescente insofferenza quella che considera come una evidente fake news, ovvero la costituzione di un fantasioso asse con il Pd basato semplicemente sul fatto di ritrovarsi insieme all'opposizione. Al contempo continua nella strategia dei riflettori accesi sulle contraddizioni che dividono Lega e Cinquestelle, unite da una alleanza innaturale. Così Giovanni Toti guida l'asse dei governatori che dicono no alla nostalgia verso lo statalismo: «Si sta creando un fronte di chi, ricordandosi del passato, sa quali danni hanno prodotto in questo Paese le nazionalizzazioni e le respinge» dice al Meeting. E Mara Carfagna sposa i toni ultimativi usati da Luca Zaia in una intervista a La Stampa. Il governatore veneto dice che «se i Cinquestelle insistono con le nazionalizzazioni viene meno il contratto di governo».

Un aut aut che arriva da dentro la Lega e suona come musica alle orecchie dei dirigenti azzurri.

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