Mondo

Facebook, indaga l'Antitrust. L'azienda: "Tutele? Se pagate"

Aperte inchieste in Italia e negli Usa. I vertici del social: "L'ipotesi di un tasto a pagamento per limitare l'uso dati"

Facebook, indaga l'Antitrust. L'azienda: "Tutele? Se pagate"

Cospargersi il capo di cenere, ammettere gli errori, svelarne di nuovi e promettere una svolta. La numero due di Facebook Sheryl Sandberg sposa in pieno la strategia difensiva dell'azienda e rilascia una sfilza di interviste ai media internazionali, dal Financial Times a Bloomberg passando per Nbc News. Lo fa alla vigilia di una settimana intensissima, in cui Mark Zuckerberg testimonierà al Congresso americano martedì 10 aprile e i vertici Facebook riceveranno una sfilza di telefonate «investigative», compreso quella della Commissaria europea alla Giustizia Vera Jourova, mentre il vice-responsabile della privacy arriverà in Italia e il responsabile tecnologia dell'azienda comparirà di fronte alla commissione parlamentare nel Regno Unito. Nel frattempo, in Italia e negli Stati Uniti, si muove l'Antitrust, che apre due procedimenti paralleli «per pratiche commerciali scorrette», mentre proprio Sandberg «non esclude altre violazioni», oltre a quelle degli 87 milioni di utenti, tra cui - ha riferito ieri il portavoce della Commissione europea dopo una lettera ricevuta da Facebook - ci sono 2,7 milioni di cittadini europei (quasi 215mila italiani).

Ma insieme alle scuse - «siamo stati troppo lenti a comprendere» e Facebook «negligente» sulla protezioni dei dati - dal direttore operativo Sandberg arrivano nuove dichiarazioni che ingigantiscono l'ondata di sdegno collettivo contro il social network più pop del momento. E il mea culpa rischia di non bastare. Sandberg ammette che «è possibile che si siano verificati altri furti di informazioni sensibili». E quando si discute dei possibili rimedi sulla tutela della privacy, la vice di Zuckerberg fa tremare il popolo Facebook dichiarando alla Nbc che limitare l'uso dei dati e bloccare eventuali messaggi pubblicitari mirati potrebbe, un giorno, avere un costo. L'azienda, a oggi, ha «diverse modalità» per raggiungere questo scopo ma «non abbiamo un'opzione di opt-out al livello più alto», che consenta di ottenere lo stesso obiettivo con un'unica operazione. «Quello sarebbe un prodotto a pagamento» ha detto Sandberg, parlando in termini ipotetici. Quanto basta per scatenare l'ira di chi fa notare che l'azienda nel 2017 ha registrato 40 miliardi di dollari in incassi pubblicitari e che con questo metodo incasserebbe anche da chi non vuole che quella pubblicità arrivi a destinazione.

A casa nostra, intanto, il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella annuncia a SkyTg24 l'apertura di un'istruttoria sulle informazioni ingannevoli fornite da Facebook a proposito delle «modalità di raccolta e utilizzo dei dati dei propri utenti a fini commerciali». «Le piattaforme come Facebook - spiega Pitruzzella - devono dare messaggi chiari, precisi e non ingannevoli sull'utilizzo dei dati dei consumatori e della nostra identità digitale». «Quando ci iscriviamo a Facebook sulla home page troviamo un messaggio che dice che il servizio è gratuito per sempre. Ma il consumatore non è messo in grado di sapere che al contrario cede dati per i quali ci sarà un uso commerciale». Secondo l'Autorità, questi comportamenti potrebbero integrare due distinte pratiche commerciali scorrette in violazione degli articoli 20, 21, 22, 24 e 25, del Codice del Consumo.

Stesso copione negli Stati Uniti, dove anche la Federal Trade Commission, agenzia governativa per la protezione dei consumatori e della concorrenza, apre un'inchiesta che potrebbe portare a una multa da 40mila dollari per ogni violazione rilevata.

Commenti