Elezioni Regionali 2019

Forza Italia scommette: Cinque stelle sotto il 20%

Nuovo test per il centrodestra unito. Un crollo del M5s in Sardegna aprirebbe scenari diversi

Forza Italia scommette: Cinque stelle sotto il 20%

È il giorno del voto in Sardegna, un ulteriore test che - sondaggi alla mano - dovrebbe confermare la ritrovata capacità attrattiva del centrodestra e dare una fotografia nitida del declino elettorale dei Cinquestelle.

La domanda ricorrente in queste ore è semplice: è possibile immaginare un effetto immediato sul governo in caso di nuova débâcle dei grillini? Una questione che ovviamente interessa Forza Italia e Fratelli d'Italia, ovvero gli altri partiti di quella coalizione che il 4 marzo dello scorso anno si aggiudicò la vittoria alle elezioni, senza però riuscire e mettere insieme i numeri sufficienti a formare una maggioranza in Parlamento. Sia Silvio Berlusconi che Giorgia Meloni a Cagliari hanno provato a «pizzicare» Matteo Salvini tanto sulla questione della Tav, sulla quale il Nord Italia mostra di avere il nervo sempre più scoperto, quanto sulla tenuta di un governo che - di elezione in elezione - appare sempre meno rappresentativo degli umori dell'elettorato.

Rispetto a qualche settimana fa sia dentro Forza Italia che in Fratelli d'Italia inizia a farsi spazio la convinzione che il governo Conte non abbia più la strada spianata come si pensava fino a poco tempo fa. C'è una percentuale che ricorre sempre più spesso nei discorsi dei rappresentanti del centrodestra: il 20%. In sostanza berlusconiani e meloniani iniziano a scommettere che se M5s andasse sotto il 20% in Sardegna e sotto il 20% alle Europee uno stop della navigazione governativa diventerebbe davvero possibile, con l'opposizione movimentista alla linea Di Maio disposta ad alzare la testa e sfidare il capo politico del movimento.

Tanto più che dopo il voto per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo la politica della polvere sotto il divano e del rinvio a oltranza delle decisioni più delicate - vedi Alta Velocità, autonomie regionali e in prospettiva manovra correttiva - non potrebbe più essere praticata. C'è anche chi ritiene che la miccia per questo incendio potrebbe essere il referendum sulla Tav che le Regioni del Nord, Piemonte in testa, sono sempre più decise a far partire, attraverso gli strumenti previsti negli statuti regionali.

Uno scontro che inevitabilmente i Cinquestelle trasformerebbero in una disfida tra gli interessi del Nord e quelli del Sud, in sostanza l'unica scelta strategica con cui avere qualche speranza di giocarsi la partita di una consultazione popolare che li vedrebbe molto in difficoltà, visto che tutti i sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani è favorevole alla realizzazione dell'Alta Velocità Torino-Lione. Sul tema della Tav Forza Italia continua a mordere. Ieri Laura Ravetto ricordava che la mozione votata dalla Lega rischia di rimettere in corsa Sergio Chiamparino per la vittoria in Piemonte, mentre Alessandro Cattaneo invitava la Lega a opporsi «al Medio Evo della decrescita felice».

Il Corriere della Sera ieri ipotizzava un incontro tra i leader del centrodestra nella giornata di martedì. Ipotesi smentita dagli interessati, ma contatti post-voto ce ne saranno certamente. Tanto più che definito il candidato per la Basilicata si apre ora la partita dei 26 capoluoghi di provincia chiamati al voto (di cui 5 di regione: Firenze, Perugia, Bari, Potenza e Campobasso) in primavera.

Senza dimenticare che oggi si svolgeranno le primarie del centrodestra per la scelta dei candidati sindaci di Bari e Foggia (a Lecce invece sono fissate per il 17 marzo).

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