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Il gioco del silenzio leghista contro i "niet" M5s

Ira dei manager vicini al Carroccio. E Salvini annulla l'intervista a SkyTg24

Il gioco del silenzio leghista contro i "niet" M5s

Roma - Nella Lega crescono i mal di pancia per le sortite anti-infrastrutture e anti-crescita dei colleghi di governo.

Il giorno dopo il via libera definitivo al gasdotto Tap, i Cinquestelle, come in una sorta di tentativo di compensazione dei danni di immagine, alzano il tiro contro la Tav. L'escalation contro la linea Torino-Lione è evidente. Prima Danilo Toninelli annuncia che «indirizzeremo i soldi dei cittadini verso le vere priorità infrastrutturali». Poi Luigi Di Maio rilancia: «Noi siamo da sempre contrari, è nel contratto di governo».

La temperatura nella giornata di ieri sale ulteriormente. Paolo Foietta, Commissario di Governo per la Tav, minaccia di denunciare il premier Conte e il ministro Toninelli. «Stanno operando per non mettere in condizione di operare il Commissario di governo».

La trasformazione del «mal di Tap» in «mal di Tav» non lascia naturalmente indifferente la Lega. Soprattutto perché i Cinquestelle oggi porteranno in consiglio comunale a Torino il loro ordine del giorno contro quest'opera e il mondo produttivo piemontese, nove presidenti di associazioni di imprese, sarà presente sugli spalti per guardare in faccia chi si assumerà la responsabilità di un tale atto di «tafazzismo».

I rappresentanti di governo della Lega - Matteo Salvini annulla l'intervista con Maria Latella per incontrare Luigi Di Maio - i parlamentari e i consiglieri comunali scelgono la strategia del silenzio per evitare di gettare benzina sul fuoco. Informalmente fanno sapere che la «Tav si deve fare, magari si modificherà parzialmente il tracciato». È chiaro, però, che in Piemonte quel tessuto di imprese e lavoratori, soprattutto del settore edile, che riteneva di potersi sentire tutelato dalla presenza della Lega al governo ora appare decisamente preoccupato.

«La Lega è sicuramente in una posizione delicata» commenta l'azzurro Osvaldo Napoli, parlamentare e consigliere comunale torinese. «Appare evidente che mentre si fa il condono a Ischia è tutto il Nord a essere sotto attacco, tra Tav, Asti-Cuneo, Pedemontana lombarda e Terzo Valico. «La Tav è un'opera fondamentale e il ministro competente non viene neppure a visitarla e a verificare lo stato dei lavori. E anche la Appendino dovrebbe svegliarsi e dimostrare di non essere succube dei centri sociali. Il mondo imprenditoriale che l'ha votata ora sta aprendo gli occhi».

L'unica voce leghista che si espone è quella di Gianna Gancia, capogruppo in Consiglio regionale, spesso controcorrente rispetto alla linea del partito. «Non si usi il Piemonte come merce di scambio», riporta Lo Spiffero. «Se per il tunnel del Brennero Salvini ha detto, giustamente, che quando si incomincia a fare un buco in una montagna si preferisce finirlo piuttosto che lasciarlo a metà, questo sulla Tav non si è mai sentito». Senza questa opera «il Piemonte è destinato a diventare un'area periferica condannata a un sottosviluppo secolare». Il vertice a Palazzo Chigi tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio non chiarisce la questione. I due leader rilanciano il contratto di governo, ma il documento sulla Tav parla di un «impegno a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia».

Formula ambigua e dalle mille interpretazioni che lascia spazio a ogni soluzione.

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