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Il governo salva la banca amica di Grillo e Conte

Carige è l'istituto della città del fondatore M5s ma anche di Alpa, il «maestro» del premier

Il governo salva la banca amica di Grillo e Conte

«La connessione non è attiva. Gentile cliente, questa versione non è più attiva. Ti invitiamo a scaricare la nuova versione disponibile sullo store». Appena consumato il «salva banche del cambiamento» in un lunedì notte a Palazzo Chigi, è questo il messaggio che l'utente ignaro si trova davanti allo schermo cercando su internet la parola «Carige», la notizia del giorno. Ed è il segnale involontario di ore scandite dalle polemiche, con l'ombra dei conflitti d'interessi grillini dietro il salvataggio con decreto dello storico istituto di credito con sede a Genova. Che è anche la città di Beppe Grillo, il fondatore del M5s. Ma nel girone dei sospettati non è entrato soltanto il comico. Il nome la cui eco rimbalza con più insistenza nei palazzi del potere è quello del premier Giuseppe Conte, l'avvocato del popolo. Già al centro di una bufera per il concorso all'Università La Sapienza di Roma. In quella vicenda, risolta con un ritiro in extremis dalla selezione per la cattedra, era entrato un terzo nome, che ritorna ancora una volta: Guido Alpa, professore di Diritto privato e «maestro» del presidente del Consiglio.

La storia, denunciata ieri dal Pd, suona così: il luminare Alpa dal 2009 al 2013 è stato membro del consiglio di amministrazione di Carige, dal dicembre 2013 fino a febbraio 2014 è stato nel Cda della Fondazione Carige, il principale azionista della banca genovese. E ancora: il giurista da aprile 2013 a dicembre 2013 è stato presidente di Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova ed è stato l'avvocato di Raffaele Mincione, un socio della banca che nel passato ha chiesto delle consulenze legali proprio a Conte. Del rapporto personale e professionale tra Alpa e il capo del governo gialloverde si è detto molto durante il periodo della polemica sul concorso alla Sapienza. L'attuale premier, nell'ateneo romano, avrebbe dovuto occupare il posto di professore ordinario di Diritto privato, la stessa cattedra che è stata per anni del suo mentore. E nella commissione esaminatrice del concorso che Conte ha vinto a Firenze sedeva Guido Alpa. Poi, almeno stando a quanto si legge nel curriculum dell'«avvocato del popolo», il maestro e l'allievo avrebbero collaborato anche nello stesso studio legale, fatto però smentito a stretto giro di posta da Alpa.

Palazzo Chigi ha reagito facendo trapelare alcune voci provenienti da fonti del governo che negano ogni conflitto di interessi, smentendo proprio la circostanza, una volta rivendicata dal premier, della collaborazione tra i due in uno studio associato. Mentre per quanto riguarda la consulenza a Raffaele Mincione si parla soltanto di un «parere pro veritate» concesso per conto di una società, la fiber 4.0, presieduta dal socio di minoranza di Carige. Le stesse fonti rimarcano che Conte non ha mai incontrato o conosciuto Mincione, neppure per interposta persona. Una replica che il Pd ha rispedito al mittente: «Da Conte una smentita che non smentisce nulla». Concetti che Conte ha poi ribadito, ospite di Bruno Vespa a «Porta a porta»: «Io in conflitto di interessi? Assurdità».

E Grillo? Nella giornata dello scontro politico sulla banca simbolo della sua città, ha preferito parlare di altro. Nel Blog hanno campeggiato articoli sul «ritorno del luddismo», sulle «trivelle pericolose, costose e insostenibili, e la proposta di istituire un «casellario giudiziario dei parlamentari». Un'ipertrofia comunicativa che non si vedeva da tempo, secondo i maligni un modo per evitare, ancora una volta, di commentare le faccende di Genova. Nonostante le voci di alcuni non meglio precisati rapporti del comico con la banca. Peccato che il tema sia una delle fissazioni di Grillo. All'epoca del «salva banche» renziano il fondatore tuonava contro «un decreto che ha espropriato il risparmio di migliaia di piccoli investitori» e nel 2016 elencava «gli 11 regali del governo alle banche dal 2013 a oggi», al grido di «Potere al popolo, non alle banche!» Ma pare che Genova non sia mai interessata al comico.

Secondo alcune fonti «preferisce stare barricato nella villa sulla collina di Sant'Ilario, non si vede mai, nemmeno a prendere un caffé».

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