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I Cinque stelle già a corto di idee riciclano l'abolizione del Cnel

Il ministro dei rapporti col Parlamento Fraccaro ripesca la riforma Boschi, che ironizza: "È il cambiamento"

I Cinque stelle già a corto di idee riciclano l'abolizione del Cnel

Sugli immigrati Fico dice una cosa e Di Maio un'altra? Il decreto Dignità non piace nemmeno agli alleati di governo della Lega? I sondaggi languono e il gradimento del capo politico è ai minimi storici? Nessun problema. C'è sempre un Cnel da abolire. L'ente, dopo 60 anni di totale anonimato, salito alla ribalta con la riforma costituzionale di Renzi, è di nuovo al centro delle mire della politica. Considerato lo spreco pubblico per eccellenza, è diventato una panacea per i mali dei partiti. E anche i grillini di governo rilanciano sulla sua abolizione. Riccardo Fraccaro, ministro dei Rapporti con il Parlamento e della Democrazia Diretta, in un'intervista all'Huffington Post ha dichiarato: «In tanti (da ultimo Renzi ndr) lo hanno detto, noi lo faremo. Aboliremo il Cnel, e se non saranno Camera e Senato a farlo con i due terzi dei voti, ci sarà un referendum: niente di più bello che restituire la parola ai cittadini». Toni da battaglia campale. Fraccaro ha già in mente tutto, persino la riconversione della sede romana, Villa Lubin, storico edificio liberty della Capitale: «Il mio sogno è fare di questa villa la Casa della partecipazione e della democrazia diretta».

Peccato che siano stati gli stessi grillini a impedire l'abolizione del Cnel, votando no alla riforma Renzi-Boschi. Anche se il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, presieduto dal giuslavorista Tiziano Treu, non andava giù al Movimento da tempi non sospetti. Nella proposta di riforma costituzionale, presentata ad agosto 2017 sul Blog di Grillo, si parlava dell'eliminazione dell'ente, idea replicata nel contratto di governo con la Lega, in cui si può leggere «Istituzione rivelatasi inefficace». In campagna elettorale il tema era stato oscurato, un po' per non spaventare i 64 consiglieri e i circa 60 dipendenti del Cnel, un po' per non fare la figura di quelli che dicevano le stesse cose di Renzi. L'organismo, previsto dall'articolo 99 della Costituzione, è composto da rappresentanti dell'impresa, dei sindacati, del lavoro dipendente e delle professioni, e ha funzione di consulenza per le Camere e il Governo nella legislazione economica e sociale.

Da Villa Lubin, al momento, non è arrivata nessuna risposta ufficiale all'offensiva di Fraccaro. «Non entriamo nel dibattito politico - precisano al Giornale dagli uffici -. La nostra attività non sarà frenetica, ma le assicuriamo che noi lavoriamo ogni giorno, rappresentiamo tutte le diverse realtà del lavoro e se la politica vuole prendere provvedimenti dovrà farlo rispettando la legge». Spiegano che il Cnel ha una vasta produzione documentale, in quanto organo di consulenza per i parlamentari e il governo, «pur non firmando direttamente molti decreti e disegni di legge». Insomma, i dipendenti non sembrano preoccupati dalle minacce di Fraccaro. Che si è detto pronto a «una singola proposta di riforma», da presentare «dopo l'estate». «Come vede noi lavoriamo persino il venerdì pomeriggio» non si scompone un'impiegata al telefono, convinta che la sfangheranno pure questa volta.

Su Twitter ironizza Maria Elena Boschi: «I Cinque Stelle propongono oggi di abolire Cnel e ridurre il numero dei parlamentari. La proposta non mi sembra nuova». E aggiunge: «Loro sono il governo del cambiamento. Cambiano sempre idea. L'unica differenza è che Beppe Grillo vuole sorteggiare i senatori.

E la chiamano democrazia diretta».

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