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I "consiglieri" del M5s: più manette per tutti (e soprattutto per il Cav)

Davigo va all'attacco su corruzione e carcere E «Il Fatto» fa il decalogo contro Berlusconi

I "consiglieri" del M5s: più manette per tutti (e soprattutto per il Cav)

Il numero chiave è il dieci. Dieci mosse «per archiviare il Delinquente», titola, sobrio come sempre, il Fatto Quotidiano. Il giornale diretto da Marco Travaglio rilancia il verbo girotondino e lo propone in pillole accanto alla foto dell'eterno nemico, Silvio Berlusconi, il Delinquente da spedire in pensione. La lotta agli evasori fiscali e ai corrotti, gli agenti sotto copertura e il conflitto d'interessi. È il solito minestrone facile facile quello preparato per le truppe che si nutrono delle requisitorie di Travaglio, dei vaffa di Grillo e degli aforismi di Piercamillo Davigo, il giudice da sempre in prima linea nel giudicare i guasti e le colpe dei colletti bianchi e del Palazzo.

Temi incandescenti che tornano nell'intervista concessa da Davigo a Repubblica. È dal 1992 che il magistrato predica con toni apocalittici la purificazione della società da evasori, corrotti, ladroni appostati ai piani alti della società. Più o meno gli stessi target degli elettori grillini che sognano i potenti dietro le sbarre, pene sempre più alte sul pallottoliere della giustizia e lui, il Delinquente, dentro. Il Fatto proclama il suo decalogo di lotta e di governo, meglio del governo di lotta, Davigo accende a modo suo il numero dieci, spiegando che i «dieci reati di corruzione oggi esistenti possono essere ridotti a uno solo». Il tutto per chiarire ancora una volta che in questo Paese funziona poco e niente. «Il sistema penale - attacca l'ex pm del pool Mani pulite - è inefficace, svolge solo la funzione dello spaventapasseri, in realtà è innocuo». E allora, «tanto vale dire che la repressione penale non serve, tanto vale chiudere i tribunali». Insomma, siamo alle solite: Davigo segue uno spartito, sempre lo stesso, che nel tempo è diventato un genere: toni cupi, paradossi urticanti, verdetti impietosi sul sistema Paese. Concetti talvolta condivisibili, compreso quello della semplificazione dei troppi illeciti penali, ma annegati dentro requisitorie lunghe come lenzuolate.

Per carità, a chi cerca di etichettarlo, immaginando che lasci il fischietto e scenda in campo con la casacca grillina, lui risponde sempre allo stesso modo: «No e ancora no». E anche nell'intervista a Repubblica conferma: «Non farò il Guardasigilli». Ma si accredita come l'ispiratore, il consigliere del principe che evoca la mitica stagione della Destra storica e cavilla sulla differenza fra agenti sotto copertura e agenti provocatori: «Sono stufo. L'Italia ha firmato la convenzione di Merida che impone le operazioni sotto copertura. L'Italia ha firmato ma è inadempiente. Chi mi accusa non sa di cosa parla. Nelle turbative d'asta perché non si può mandare in sede di gara un poliziotto che si finge imprenditore e di fronte al reato arresta il colpevole?» Manette e rigore. Il pugno di ferro di uno Stato che, su questo Davigo ha ragione, è debole e confuso. Siamo sempre alle stesse latitudini e alla ricerca di una via giudiziaria per portare l'Italia fuori dalla crisi emersa proprio con la cesura di Mani pulite.

Una ricetta che il Fatto aggiorna e semplifica per, testuali parole, «archiviare il Delinquente». È l'eterna ossessione della sinistra e della sua evoluzione pentastellata. «Anticorruzione: - rullano i tamburi di guerra - agenti sotto copertura contro le tangenti». E poi: «Prescrizione. Fermarla con il rinvio a giudizio». E ancora, «carcere vero contro gli evasori» e, per aprire il dossier mafia, «più rigore contro il voto di scambio ora impunibile». Ma al primo punto di queste nuove tavole della legge c'è naturalmente il conflitto di interessi: il peccato originale di Berlusconi e del berlusconismo. Cosi le sirene pentastellate e i profeti in toga disegnano un futuro lastricato di buone intenzioni, ottimi propositi e, purtroppo, altre sventure.

Più giustizialismo ma meno giustizia per un Paese che ne ha sempre più bisogno.

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