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I Giovani dem stanchi di Renzi: pronti a mollarlo sul Jobs act

I Giovani dem stanchi di Renzi: pronti a mollarlo sul Jobs act

Roma - L'accoglienza dei migranti, l'antifascismo militante, il lavoro ma anche le scelte di comunicazione sui social. Su questi temi la frattura tra il segretario del Pd, Matteo Renzi, e i Giovani Democratici si fa sempre più profonda. L'insofferenza della nuova generazione dem è cresciuta negli ultimi mesi ma a voler essere maliziosi si potrebbe osservare che questo malessere è esploso apertamente adesso, quando i giovani dem hanno dovuto prendere atto del fatto che nelle liste dei candidati alle prossime elezioni hanno trovato posto soltanto i fedelissimi renziani.

E così i giovani dem si preparano alle prossime elezioni con un programma ben preciso: non mollare il Pd prima del voto ma il giorno dopo si va a chiedere il conto perché le nuove generazioni del partito sono stufe di essere ignorate e usate come bacino di voti senza diritti. Di questa campagna elettorale non condividono nulla. Anzi pare che l'ultimo spot nel quale compare all'improvviso Renzi in bicicletta modello «stalker» per convincere un padre di famiglia a votare Pd abbia provocato irritazione perché giudicato controproducente. «Abbiamo cercato di porre delle sfide e degli obiettivi al nostro partito per cercare di alzare il livello di un dibattito elettorale infimo e insopportabile», hanno scritto sulla loro pagina Facebook. Mattia Zunino che è alla guida dell'organizzazione ha raccolto il malessere che serpeggia tra i ragazzi che assistono a un «dibattito ridicolo» mentre loro arrancano. Zunino chiede di sforzarsi di capire «quel senso di profonda solitudine dei ragazzi di oggi e intercettarne le sofferenze».

Nel mirino delle critiche la riforma del mercato del lavoro. Nel loro manifesto scrivono: «La principale innovazione del Jobs Act, il famoso contratto a tutele crescenti non ha coinciso con quanto evocato in anni di dibattito politico post riforma Biagi sul riordino dei contratti di lavoro». Insomma per costruire il proprio futuro o almeno sperare di gettare le basi per costruirlo «serve creare una manovra strutturale per cui chi assume a tempo indeterminato i giovani nei primi 3 anni possa pagare ancora meno, mentre chi vuole utilizzare i contratti flessibili - magari reiterandoli e senza particolari esigenze aziendali - dovrà pagare molto di più». In pratica il contrario della filosofia del Jobs Act. I giovani vogliono sia data « forza ulteriore al contratto a tempo indeterminato perché esso, oltre a essere la forma comune di rapporto, dovrà tornare a essere lo strumento principale - se non unico - di accesso stabile al mondo del lavoro».

E per una effettiva parità di genere i giovani dem chiedono pure a Renzi di prevedere un congedo genitoriale di pari entità per donne e uomini. Se la donna deve stare a casa, dicono, allora dovrà stare a casa anche l'uomo nella stessa misura.

Creare nelle famiglie un clima paritario dalla primissima infanzia, potrebbe essere «un primo passo per educare i bambini ad una percezione di genere equilibrata».

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