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Lega e 5 Stelle si separano su castrazione e autonomia

Maggioranza spaccata: i salviniani votano con FdI sulle misure choc anti-stupro. Poteri alle Regioni, fumata nera

Lega e 5 Stelle si separano su castrazione e autonomia

Prove tecniche di maggioranza alternativa Lega-Fdi. L'alleanza giallo verde si dissolve sulla castrazione chimica e il voto a Montecitorio conferma l'affinità elettiva tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Fratelli d'Italia presenta un ordine del giorno, la Lega vota a favore ma viene sconfitta da un «no» trasversale di M5s, Forza Italia e Pd, 383 voti contrari.

Ma se lo scontro alla Camera si consuma sulla castrazione chimica il dossier sul quale si gioca davvero la tenuta dell'alleanza giallo verde è un altro: l'autonomia differenziata. E ieri Salvini lo ha ribadito: con l'autonomia «prima si parte meglio è: almeno il primo mattone». Un passo che per il leader del Carroccio deve arrivate «prima delle Europee» perché «è una riforma che fa bene a tutta Italia». Peccato che ieri l'incontro tra il ministro degli Affari regionali, la leghista Erika Stefani si sia concluso con un nulla di fatto. Uno stallo su una questione che sta molto a cuore a Salvini e che si aggiunge ad altri dossier fermi come quello sulla Tav e che dunque induce Salvini ad attaccare esplicitamente i suoi alleati Cinquestelle. «Se qualcuno è al governo per dire no, ha sbagliato compagno di viaggio - sbotta il ministro dell'Interno -. Io sono al governo per dire sì e in fretta, questo vogliono gli italiani». La Stefani al termine dell'incontro con i governatori ha spiegato che molti nodi «non sono ancora stati sciolti: nodi politici che devono essere sviscerati e analizzati».

Ma sull'autonomia pesa il pressing del governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, che chiede al governo di «battere un colpo» e di «portare le intese di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna in Parlamento per una discussione e un voto». Insomma non c'è tempo per «sviscerare nodi».

Sull'altro fronte le regioni del sud che frenano, sostenute dai Cinquestelle e dal vicepremier Luigi Di Maio. «L'autonomia differenziata di alcune regioni a danno delle altre non mi pare sia una priorità del Paese, anzi costituisce un momento di divisione», dice il governatore della Puglia, Michele Emiliano al termine dell'incontro con il ministro Stefani.

Posizioni molto distanti come quelle sulla castrazione chimica che hanno dato come frutto la spaccatura della maggioranza in Parlamento. Per ora si tratta soltanto di un odg ma in qualche modo ieri a Montecitorio è stato gettato un seme che potrebbe dare i suoi frutti, prefigurando nuovi assetti con un Carroccio che a guida Salvini si stabilizza sempre più a destra. L'odg di Fdi sollecitava il governo a confermare la «disponibilità ad affrontare il tema della castrazione chimica» ovvero la terapia farmacologica di soppressione della libido come alternativa al carcere in caso di condanna per reati sessuali. Il Carroccio non ha preso bene la bocciatura. «Siamo sconcertati e dispiaciuti per il voto di M5s e con il Pd e Forza Italia contro la castrazione chimica- hanno commentato dalla Lega-. Si tratta di una norma applicata in altri Paesi per limitare la violenza di pedofili e stupratori». Per il M5s la misura «è una presa in giro verso le donne perché non colpisce gli stupratori. Per chi commette violenze contro una donna deve esserci certezza della pena».

Con il voto pro castrazione chimica il cui esito era scontato vista l'ostilità di M5s Salvini sembra aver voluto marcare la distanza dai grillini con una scelta che evidentemente pensa possa premiarlo in termini di consenso.

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