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Di Maio-Salvini 2 a 0. La Lega deve ingoiare una manovra tutta M5s

Più fondi per i sussidi che per «quota 100» Matteo deve frenare i malumori nel Carroccio

Di Maio-Salvini 2 a 0. La Lega deve ingoiare una manovra tutta M5s

Le cifre lo confermano: nella manovra finanziaria è il M5s a fare la parte del leone sulla Lega, se ci sono 9 miliardi per il reddito di cittadinanza, più 1 per i centri per l'impiego e «solo» 7 miliardi per la riforma della legge Fornero sulle pensioni. Sì, è vero, poi ci sono i 2 miliardi per la mezza Flat tax e i 2 e mezzo per le assunzioni e i truffati dalle banche. Ma è nei contenuti che Matteo Salvini perde 2 a 0 con Luigi Di Maio. Lo dice il centrodestra e lo pensano tanti nel Carroccio.

L'immagine del vicepremier grillino che saluta trionfante la folla dal balcone di Palazzo Chigi, da vero artefice della «manovra del popolo», certo è andata di traverso al leader della Lega. Che si è visto più volte correggere dai 5S (sottosegretario alla presidenza Stefano Buffagni in testa) sulle cifre delle misure economiche.

Ma il Capitano fa buon viso a cattiva sorte e tiene a freno i malumori dei suoi, in parlamento e fuori. La disciplina di partito impedisce proteste aperte, ma si sa che tra gli eletti preoccupati per la base delusa, serpeggia il malumore verso gli alleati di governo.

Perché, in definitiva, la guerra sui miliardi a disposizione alla fine si conclude a favore dei populisti di Grillo e porta acqua all'elettorato 5Stelle, mentre scontenta molto quello del Carroccio. Se pensione e reddito di cittadinanza, almeno negli annunci, andrà a soddisfare le attese di tanti meridionali che sperano nell'assegno mensile (i dati confermano che quasi la metà dei poveri si trova nelle regioni del Sud), i ritocchi al sistema pensionistico con la quota 100 di 62 anni più 38 di contributi piace assai a impiegati pubblici dalla lunga carriera, in cui pesca voti il M5s, ma non ai tanti operai del nord fans della Lega, che magari sono entrati giovanissimi in fabbrica o ai lavoratori dell'edilizia occupati in modo discontinuo. Neanche piccoli e medi imprenditori settentrionali esultano per la mezza flat tax di Salvini, che da un lato dà e dall'altro toglie.

Per non parlare delle tasse, che invece di essere tagliate, a quanto pare, saliranno.

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