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Mattarella in cerca di intese. L'altolà di Salvini: mai col Pd

Il capo dello Stato studia i programmi dei partiti e si fa portavoce degli italiani: serve un governo all'altezza

Mattarella in cerca di intese. L'altolà di Salvini: mai col Pd

Ottoni lucidi, bandiere al vento, telecamere piazzate, corazzieri allertati. Nello studio alla Vetrata, davanti alla sua scrivania francese del 1750 proveniente dalla Reggia di Parma, i partiti sfileranno soltanto da oggi. Ma il capo dello Stato si è già portato avanti con il lavoro, indicando con ventiquattr'ore di anticipo il perimetro in cui si muoverà. «L'Italia ha bisogno di un governo all'altezza delle aspettative dei cittadini», questo infatti è l'invito preventivo trasmesso da Sergio Mattarella. Basta quindi con la propaganda, ora servono impegni precisi sui programmi e accordi chiari sulle maggioranze.

Saranno consultazioni flash, ultrarapide. Colloqui brevi, quaranta minuti a testa, per un primo, veloce giro d'orizzonte buono per prendere atto delle posizioni di partenza delle forze politiche. E alla fine nessun incarico, né pieno né esplorativo, né a Matteo Salvini né a Giggino Di Maio: per quagliare servirà altro tempo. Tanto. Eppure, spiegano sul Colle, non si tratterà di «un rito inutile», ma di un passaggio necessario, di uno degli «snodi cruciali» per far uscire gli aspiranti a Palazzo Chigi dalla fase di euforia post-elettorale ed entrare in quella della concretezza.

Il presidente insomma chiederà a tutti di smettere di esibire i muscoli e di tornare a fare politica. Il 4 marzo qualcuno è andato male, qualcuno malissimo, altri molto bene. Nessuno però al momento ha i numeri per provare a formare da solo un governo. E siccome con i veti, le auto-candidature e le alchimie impossibili non si può arrivare in porto, sarebbe meglio prendere la faccenda da un'altra angolazione, più pratica.

Cioè, dai programmi. Nei suoi incontri Mattarella «ascolterà le proposte», verificherà a che punto sono le trattative e cercherà di capire se, dal giorno dell'elezione dei due nuovi presidenti delle Camere, è stato fatto qualche altro passo avanti tra centrodestra e Cinque Stelle. Al momento, non sembra: il nome del premier e il fattore B, ossia la partecipazione del Cavaliere all'alleanza, sono ancora problemi irrisolti, rospi che M5s dice di non voler ingoiare. Le altre ipotesi appaiono ancora più remote. «Noi escludiamo qualsiasi intesa con il Pd, bocciato dagli italiani», dice ad esempio il leader della Lega.

Ma il ruolo del capo dello Stato non sarà solo quello di «registrazione meccanica degli orientamenti» dell'uno o dell'altro. Il presidente, fanno sapere dal Quirinale, durante le consultazioni si farà portavoce con i partiti delle esigenze dei cittadini e domanderà alle forze politiche proposte, indirizzi e indicazioni programmatiche per dare, appunto, al Paese un governo all'altezza della situazione».

Quindi, in questa fase iniziale, aprirà una specie di focus sui programmi. Approfondirà i contenuti delle proposte dei vari gruppi parlamentari per verificare distanze o vicinanze, tanto per capire se c'è materia per lavorarci sopra. Certo, serviranno altri giri di consultazioni, altro tempo per far maturare possibili convergenze. Però da qualcosa bisogna pure cominciare.

Ma il clima resta pessimo e le ultime ore non hanno portato a schiarite. Pochi, dunque, gli spiragli per una soluzione in tempi rapidi. Il capo dello Stato farà presente ai partiti che l'obiettivo è alto e merita tutto il loro impegno: dare all'Italia un governo.

E non uno qualunque, perché c'è il Def da votare entro aprile e sottoporre a Bruxelles, i conti pubblici da mettere in sicurezza, il cruciale vertice Ue di fine giugno sul futuro dell'Europa da preparare. Chi sarà allora il nostro premier, ancora Paolo Gentiloni?

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