Politica

Misericordia rossa a targhe alterne

Misericordia rossa a targhe alterne

La misericordia di fronte al dolore e alla morte dovrebbe valere per tutte le vittime. Per i migranti che affogano come per il manager che gioca l'ultima partita della vita. Una partita che Sergio Marchionne purtroppo non può vincere, a quanto pare. C'è poco da pensarci su. Innanzi allo sfacelo di un corpo, si mettono da parte giudizi e pregiudizi, ci si stringe attorno a chi soffre e alla sua famiglia. Stop. Invece no. C'è la discutibile prima pagina del Manifesto «E così Fiat». C'è monsignor Santoro della Cei che non tira fuori la Bibbia ma una lezione «operaista». Ci sono i proclami televisivi di sindacalisti che avrebbero fatto fallire la Fca in pochi minuti. E poi c'è il Web che secondo Davide Casaleggio prenderà il posto del Parlamento. Speriamo di no. I social network purtroppo sono invasi da «esperti» che pontificano ed esprimono opinioni a raffica. Sono pareri personali mai richiesti e spesso immotivati perché il mezzo si presta soprattutto alla rapida frase arguta o all'istantaneo insulto sprezzante. L'intelligenza invece può attendere, ha un passo più lento. Nemmeno davanti a un moribondo si fermano perché la cosa più importante, per queste persone, è rimanere un secondo in più sullo squallido palcoscenico di Facebook e Twitter. Al coro si sono uniti anche sedicenti intellettuali, contenti di andare controcorrente (ma quando mai) e prendere a pesci in faccia un capitalista. Beh, facciano pure. Il confine tra restare umani o essere disumani lo varchino loro, i maoisti della domenica e i folcloristici allievi di Antonio Gramsci. Qualcosa di simile era già successo ai tempi di Marco Biagi, il giuslavorista barbaramente assassinato nel 2002 dalle Brigate rosse. Troppo riformista. I comunisti facevano già ironia, addirittura su un cadavere. All'epoca però la rete, per semplici motivi di scarsa diffusione, non era ancora una latrina. Questo non significa che Marchionne sia al di sopra di qualunque critica. Non lo è mai stato, del resto. Ma c'è modo e modo di manifestare il proprio dissenso. Quello della spiritosaggine o dell'insulto in 140 caratteri è un modo vomitevole. Invece di dare lezioni di economia a un grande imprenditore, sarebbe meglio che i leoni da tastiera imparassero l'educazione e non si servissero dei social network come se fossero la discarica del proprio rancore. Alcuni di quelli che fanno «battutone» sulla malattia di Marchionne, si commuovono (giustamente, sia chiaro) per chi muore nel Mediterraneo. Si vede che la loro umanità è selettiva.

Purtroppo invece la morte colpisce tutti.

Commenti