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Mussolini, altro addio L'onorevole inquieta cerca una nuova casa

Dopo aver lasciato Fi è attratta da Salvini: il Carroccio imbarcherà la nipote del Duce?

Mussolini, altro addio L'onorevole inquieta cerca una nuova casa

Volendo prendere in considerazione alcuni degli aspetti decisamente marginali della questione, il problema adesso si ridurrebbe a poco: trovare una casa abbastanza capiente e robusta per l'onorevole. Nel fondato timore di finire impietriti sotto quello sguardo, il suo sguardo, converrebbe subito aggiungere però che no, non è affatto roba da poco.

A cercar casa politica è l'onorevole eurodeputato Alessandra Mussolini, che un paio di giorni fa ha comunicato al presidente Berlusconi una decisione nell'aria fin dall'8 giugno scorso: abbandonare Forza Italia in quanto - dice, forse da laureata in medicina e chirurgia - «affetta da malattia autoimmune, cioè produce anticorpi contro se stessa». Del dissenso della Mussolini s'è già molto parlato, almeno da quando dichiarò in tv che sarebbe stata pronta a votare la fiducia al governo Conte, fosse stata ancora in Senato, e diffidò gli azzurri da «mettersi nelle mani del Pd». Detto anche dell'attrazione fatale per Matteo Salvini, giovanotto che l'icastica nipote del Duce non bolla come «erede» solo per dignità di cognome e di physique du rôle («Fascista? Fa bene e subito, che gli voj dì?» è stata la sua investitura), può darsi che la più travolgente donna politica che l'Italia abbia mai prodotto lì finisca, presto o tardi. Da sistemare un paio di cosette, giusto un paio, visto che la Lega è nazionale solo da pochi mesi, mentre Alessandra è da sempre legata al Sud in maniera viscerale. Come zia Sophialorèn. E Salvini, qualche registratina alla sua nuova macchina del consenso la dovrà pur dare: potrebbe farlo appunto la Mussolini, il cui ingombro è però rimarchevole, a dispetto d'una forma fisica che si mantiene perfetta. Nonostante una vita da romanzo, ora d'appendice ora poliziesco e perciò sempre smaccatamente vero, vitale e visceralmente amato dai fan. Se va in tivù, l'audience s'impenna. Se si presenta alle elezioni in un buon team, di voti ne prende a iosa. Male le va solo quando prova a farsi un abituccio su misura, come fu Alternativa sociale con Roberto Fiore: troppa personalità, per una strutturina così esile.

Ma la donna è donna, va presa come la puledra imbizzarrita dalla lingua tagliente che è. La scovò, vedendola a 9 anni sul set di un film di Celentano, dov'era andata a trovare zia Sophia, il regista Alberto Lattuada, che tambur battente la utilizzò per un flash-back sulla Loren da piccola. Lo sguardo era (sembrava) lo stesso: soltanto dopo si capì che in realtà era tutta nonno Benito. Non si dirà del travagliato excursus artistico, il cui pezzo più pregiato è forse un Lp uscito solo in Giappone dell'82 (Amore), testi di Malgioglio: chicca per collezionisti-feticisti, fu valutato tremila sterline in un'asta a Londra. Stufa di quella vita da valletta, nel '91 si presentò, sturm und drang, a Gianfranco Fini chiedendo (in realtà intimandogli, se capite il personaggio) di fare politica. Fini subì o ne fiutò l'incommensurabile valore elettorale: piazzata al 31esimo posto nella lista del Msi a Napoli, surclassò i vecchi camerati invidiosi. Potenza del cognome. Potenza d'Alessandra, invece, aver superato ogni traversia di vita, furibonde liti televisive, una muliebre incostanza politica. Al punto che, contestando con ferocia la svolta di Fiuggi accanto a Buontempo, finì in An. E, dopo la parentesi sociale, tra i liberisti in Forza Italia. Punta d'irrazionalità, per dare il meglio di sé ha bisogno d'essere circondata da affetto e tanta ragionevolezza.

Non si dirà perciò come Togliatti, quando il grande Vittorini andò via dal Pci: «Alessandra se n'è ghiuta, e suli c'ha lassato».

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