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'Ndrangheta a Seregno, flop dell'inchiesta Subito scarcerato l'«imprenditore dei clan»

Il Riesame: mancano gli indizi di colpevolezza contro Antonino Lugarà

'Ndrangheta a Seregno, flop dell'inchiesta Subito scarcerato l'«imprenditore dei clan»

Milano Sei voti: papà, mamma e figli. Questo il micidiale appoggio che il crimine organizzato forniva ai suoi candidati. La credibilità dell'inchiesta che puntava a dimostrare la profondità della penetrazione malavitosa nella politica lombarda viene fortemente messa in discussione ieri dalla decisione del tribunale del Riesame di Milano, che scarcera per «mancanza di indizi di colpevolezza» l'imprenditore Antonino Lugarà, indicato durante le conferenze stampa come l'ufficiale di collegamento tra i clan e il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza.

Il mandato di cattura era stato eseguito il 26 settembre e aveva colpito insieme a Lugarà e al sindaco Mazza altre venticinque persone, accusate di reati che andavano dall'associazione mafiosa all'estorsione. Personaggio chiave sarebbe stato Lugarà, che avrebbe - in cambio di licenze edilizie di favore - procurato voti malavitosi a Mazza, dopo avere ottenuto la sua candidatura a sindaco premendo sul consigliere regionale di Forza Italia, Mario Mantovani, finito anche lui nel registro degli indagati per corruzione.

Mentre le fotografie dei pranzi con Mantovani, Mazza e Lugarà approdavano sui siti come ritratti di summit mafiosi, i difensori dell'imprenditore, Luca Ricci e Bruno Brucoli, si sono messi di buzzo buono a spulciare gli atti processuali e a interrogare testimoni. Le conclusioni che hanno raccolto e sottoposto al tribunale del Riesame hanno convinto i giudici a scarcerare Lugarà seduta stante. Nel mirino delle indagini difensive, le due architravi dell'ordinanza di custodia: i favori edilizi ricevuti da Lugarà, e l'appoggio politico che l'aspirante sindaco e due candidati al consiglio comunale ne avrebbero ricevuto in cambio alle elezioni del maggio 2015.

«Quello che il giudice preliminare definisce un vero e proprio porta a porta effettuato dal Lugarà si esaurisce in due telefonate del giorno del ballottaggio, nelle quali l'indagato invita i due interlocutori a non votare Mazza bensì Forza Italia», scrivono i legali. E «i due candidati che Lugarà appoggiava", vale a dire Stefano Gatti e Ingrid Albano, hanno ricevuto rispettivamente 72 voti e 30 voti. Nel seggio 18, dove per residenza votano Lugarà e i suoi famigliari, i voti riportati da entrambi sono 6, vale a dire esattamente i componenti della famiglia».

E non è tutto. Gli «eventi conviviali» che Lugarà avrebbe organizzato per i due, si riducono a una bicchierata in un bar di Seregno, col conto a carico della mamma della Albano. La candidatura di Mazza a sindaco, racconta un testimone, non avvenne per l'intervento di Mantovani ma a seguito di una riunione del coordinamento provinciale di Forza Italia.

E le varianti a favore di Lugarà? Quando a un tecnico comunale mostrano le conclusioni del consulente dei pm, quello esclama: «Non stanno nè in cielo nè i terra».

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