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Nuova bufala di Di Maio I due candidati «espulsi» non lasceranno il seggio

Il leader invoca il pugno duro. Ma la rinuncia è un bluff: se eletti la decisione spetta all'Aula

Nuova bufala di Di Maio I due candidati «espulsi» non lasceranno il seggio

I l passo indietro è soltanto sulla carta. Andrea Cecconi e Carlo Martelli, i parlamentari Cinque Stelle accusati di irregolarità nelle restituzioni di denaro previste dal M5s, hanno annunciato la rinuncia all'eventuale elezione. Una possibilità non prevista dalla legge. Con ogni probabilità, i due dovranno dimettersi dinanzi all'aula di appartenenza, che deve dare il via libera. E spesso deputati e senatori si esprimono contro le richieste dei colleghi di abbandonare anzitempo il seggio.

Naufraga così il tentativo di rimediare all'ennesimo scivolone nella campagna elettorale del Movimento, già funestata dalle polemiche sulle parlamentarie, dal caso Emanuele Dessì e dall'altra grana rimborsi, che riguarda il capo della comunicazione dei grillini al parlamento europeo, Cristina Belotti. Su Cecconi e Martelli andrà presto in onda un servizio delle Iene, forse già domani sera. I due attendono la pronuncia del collegio dei probiviri, che non si annuncia benevola. «Abbiamo chiesto loro non solo di fare un passo indietro ma, attraverso i probiviri, una sospensione o una espulsione», ha detto ieri a Lecce il candidato premier Luigi Di Maio.

Sia Cecconi che Martelli sono candidati come capilista al proporzionale. Il primo, oltre a guidare la lista nelle Marche 2, è lo sfidante del ministro dell'Interno Marco Minniti nel collegio uninominale di Pesaro. Il secondo, noto per l'abitudine di recarsi a Palazzo Madama con dei sandali ai piedi, è il numero uno nel Piemonte 2. Per entrambi la rielezione è quasi scontata. Se davvero vorranno tener fede alla loro promessa, Cecconi e Martelli dovranno dare le dimissioni all'aula di appartenenza, che dovrà poi esprimersi favorevolmente. Ma di rado deputati e senatori accettano che i colleghi tolgano il disturbo. E in questo caso il rischio è che al posto di due grillini scaricati dai vertici arrivino dei sostituti fedeli al Movimento.

Ma c'è chi ha dei dubbi anche sulla legittimità di un eventuale provvedimento di espulsione. E c'entra la «matrioska» delle associazioni Movimento 5 Stelle ideata negli anni da Beppe Grillo e compagni. Spiega al Giornale l'avvocato Lorenzo Borrè, storico difensore dei grillini dissidenti: «Cecconi e Martelli hanno aderito a un'associazione che è stata costituita il 20 dicembre 2017. Ma dato che i fatti contestati sono antecedenti, non ci può essere alcuna violazione della normativa associativa». Insomma, i due parlamentari avrebbero dovuto essere puniti dal «vecchio» M5s. Un'associazione che hanno però abbandonato, per migrare nel nuovo soggetto con capo politico Luigi Di Maio.

Quest'ultimo, parlando ieri a Lecce, ha di fatto dato il benservito ai due parlamentari accusati di incongruenze nelle rendicontazioni. Il candidato premier si è detto dell'idea che «chi fa queste cose debba andare fuori dal Movimento». Di Maio ha poi provato a gettare acqua sul fuoco: «La cosa più importante è che loro abbiano già restituito i soldi con un bonifico. Stiamo parlando di diverse decine di migliaia di euro. È una cosa grave».

Nel frattempo, i grillini sono ancora alle prese con la grana parlamentarie. Ieri, Luca Marco Comellini, leader di un gruppo di sostegno alle forze armate e di polizia chiamato «Partito per la tutela dei diritti dei militari», ha citato Di Maio in giudizio.

La ragione, anche nel suo caso, è l'esclusione senza apparenti motivi dal voto online.

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