Cronache

La paziente è musulmana "Deve essere assistita soltanto da altre donne"

Le nuove direttive del primario di chirurgia: «E per i trapianti non vanno usati tessuti suini»

La paziente è musulmana "Deve essere assistita soltanto da altre donne"

Milano Solo personale femminile per le pazienti musulmane e niente materiali di origine suina negli interventi chirurgici. Si vedrà presto se è la «sharia» che entra in sala operatoria o se si tratta solo di piccoli «accorgimenti» individuali, come assicurano le autorità sanitarie. Di certo la nuova frontiera del multiculturalismo passa anche dalle corsie d'ospedale e a Lodi scatena un giallo con dichiarazioni e smentite, prese di posizione e appelli.

Il caso scoppia quando «Il Cittadino di Lodi», ieri, dà conto di un'iniziativa intrapresa nell'ospedale Maggiore della città lombarda per andare incontro alle ammalate di fede musulmana. Presentando un progetto «concordato» con la comunità islamica di Lodi Vecchio, il quotidiano locale riporta le dichiarazioni del primario di Chirurgia plastica, Daniele Blandini, che ha parlato di un vero e proprio «protocollo» che sarebbe stato steso «per la ricostruzione mammaria alle pazienti di religione islamica». L'obiettivo? Stabilire che le musulmane siano seguite esclusivamente da personale femminile (medici e infermieri donne, sala operatoria compresa) e che negli interventi di ricostruzione del seno sia evitato l'uso di membrane di provenienza suina, normalmente utilizzate in questi casi. «L'esigenza - ha spiegato il primario al quotidiano - nasce dal fatto che le tecniche ricostruttive più moderne prevedono talvolta, dopo l'asportazione del tumore, l'uso di materiali biologici di provenienza suina». «Abbiamo fatto delle ricerche - ha aggiunto - per individuare delle aziende che fornissero materiali differenti, per andare incontro alle esigenze delle donne di religione islamica. Ne abbiamo trovata una italiana che utilizza, con la stessa funzione, il pericardio del cavallo».

Si parte insomma dall'intenzione di assecondare le esigenze delle pazienti musulmane, o forse le regole in uso nelle moschee (peraltro guidate di norma da imam uomini). Per qualcuno, è una resa all'islam. La leader di Fdi Giorgia Meloni ha subito avvertito: «Mai la sharia in Italia», annunciando la presentazione di un'interrogazione urgente «per bloccare questa follia». E la Lega ha alzato le barricate. «Se fosse vero - ha tuonato il segretario lombardo Paolo Grimoldi - si tratterebbe di un precedente grave perché da adesso le comunità islamiche pretenderebbero di avere personale femminile anche negli altri reparti e a seguire lo pretenderebbero negli altri ospedali».

L'Azienda sanitaria ha minimizzato, smentendo categoricamente «che ci siano protocolli aziendali che distinguano i trattamenti a secondo dell'appartenenza a un'etnia, cultura o credo religioso». Solo un «fraintendimento» insomma. A Lodi - la versione ufficiale - c'è solo attenzione nel rispettare i singoli con «opportuni accorgimenti, ove possibile».

E la Regione, con l'assessore al Welfare Giulio Gallera è dovuta intervenire chiarendo che «l'unica prassi diffusa nelle strutture dell'Azienda è la sensibilità e il rispetto per il paziente».

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