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Presidente e femminista. Macron contro il sessismo ma taglia fondi alle donne

Parigi: "Uguaglianza sfida del quinquennato". Finora il budget stanziato è ridotto del 27%

Presidente e femminista. Macron contro il sessismo ma taglia fondi alle donne

Il nuovo re d'Europa si fa presidente femminista e proclama l'uguaglianza uomo-donna «grande causa del quinquennato». Emmanuel Macron - contestato per non aver mai creato un ministero ad hoc per i diritti delle donne - vuole entrare nella Storia di Francia e del continente intero come il primo capo di Stato paladino contro la violenza di genere, che con lui diventa priorità nazionale. Lo fa ora che sembra aver scippato lo scettro di grande leader d'Europa proprio alla cancelliera Angela Merkel, da due mesi impelagata nelle trattative per la formazione del nuovo governo tedesco. E lo fa forte della sua storia personale al fianco di una donna di carattere e parecchio più agée di lui, la première dame Brigitte, che meno di una settimana fa è stata proclamata dall'edizione francese di Vanity Fair la donna di Francia «più influente al mondo».

Nelle stesse ore in cui sceglie Delphine Gény-Stephann tra i nuovi segretari di Stato di un mini-rimpasto di governo, Macron annuncia una rivoluzione culturale e giudiziaria con la quale si presenta al mondo come il presidente concretamente dalla parte delle donne, dopo che il suo partito En Marche ha contribuito all'Assemblea nazionale più rosa di sempre (223 deputate).

Il leader dell'Eliseo parte dai numeri: ogni tre giorni, una donna muore in Francia vittima di violenza coniugale, per mano di un compagno/marito oppure di un ex. Il numero delle vittime è a quota 123 nel 2016: una «barbarie di cui non vogliamo riconoscere il viso perché ci è familiare», dice Macron. Nel suo discorso pronunciato nel palazzo presidenziale, davanti alle associazioni e ai magistrati in occasione della Giornata mondiale contro le violenze sulle donne, dopo un minuto di silenzio dedicato alle vittime, il presidente parla di «un sentimento di orrore e vergogna» e lancia un piano per i prossimi cinque anni che comprende provvedimenti importanti: l'introduzione nel codice penale dell'età minima per il consenso legale ai rapporti sessuali, fissata a 15 anni. Ed è questo il momento in cui il leader francese riceve l'applauso più caloroso. Poi l'introduzione di un nuovo reato, il «delitto di ingiuria sessista», che punisce anche i commenti molesti per strada perché - spiega il capo dello Stato - le donne «non possono aver paura di uscire» e «la strada non può essere il loro inferno quotidiano». E la proposta di aumentare da 20 a 30 anni la prescrizione per i reati sessuali contro i minori. Misure concrete per promuovere una «battaglia culturale a favore dell'eguaglianza», in cui la scuola avrà «un ruolo indispensabile» contro «il sessismo, le molestie e le violenze». Macron promette «sostegno più forte alle vittime» e un «rafforzamento delle misure repressive». Il piano prevede la creazione, entro l'anno prossimo, di unità ospedaliere specializzate nel «trattamento psicotraumatico» e l'obbligo di «ripensare la regolamentazione dei contenuti» digitali - il riferimento è alla pornografia online - ampliando il controllo sui video postati in Rete e i videogiochi. Nelle scuole sarà inoltre introdotto un «modulo di insegnamento» sul sessismo e le molestie. Quanto basta, insomma, per far parlare di rivoluzione.

Ma è quando la questione tocca l'aspetto economico che l'autorevolezza del presidente perde colpi sotto il peso delle contestazioni femministe. Macron stanzierà 420 milioni per l'eguaglianza nel 2018. Ma le femministe vanno all'attacco contro il fumo negli occhi sui fondi promessi dal governo: «Il budget di Marlène Schiappa, responsabile per l'Eguaglianza, a luglio è stato tagliato del 27%», spiega la militante Caroline De Haas. E i 30 milioni promessi per il 2018? «Si tratta di un euro per donna». Su Twitter la precisazione mista a ironia: «È aumentato, sì. L'anno scorso erano 29,81.

Youhou!».

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