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Rai, Grillo lancia l'"editto a 5 stelle": "Due reti private, una senza spot"

Il Garante M5s annuncia la rivoluzione da una finestra d'hotel

Rai, Grillo lancia l'"editto a 5 stelle": "Due reti private, una senza spot"

Il volto, dietro a una finestra aperta dell'hotel Forum, dove sempre alloggia a Roma, non si vede. Ma la voce è la sua. E alle telecamere, che giù in strada lo aspettano per una dichiarazione, Beppe Grillo - senza mostrarsi - lancia una sorta di «editto», non foss'altro per l'uso di un megafono, si direbbe dal tono metallico della voce, sulla Rai: «Rai Tre, Rai Due e Rai Uno: due saranno messe sul mercato e una senza pubblicità. Questo dice l'Elevato e accontentatevi di questo», afferma il garante del Movimento 5 stelle. Poi chiude la finestra e, lanciata la «bomba», torna a godersi l'aria condizionata di camera sua.

La Rai è al centro di un braccio di ferro nel governo, per le imminenti nomine del consiglio di amministrazione: l'attuale consiglio è scaduto giusto ieri. I membri di competenza parlamentare saranno votati l'11 luglio da Camera e Senato. Ma è la figura dell'amministratore delegato al centro delle attenzioni di Lega e M5s, dal momento che ciascuno dei due partiti vorrebbe avocarla a sé. «Faccio un appello vigoroso a tutto l'arco parlamentare: la politica resti fuori» dalle nomine Rai, «dia finalmente un segnale forte di cambiamento», ha detto il presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico. Le parole di Grillo sembrano destinate a riaprire quel dossier. Non solo perché è evidente che il manuale Cencelli non resterà affatto fuori dalla partita, ma perché l'annuncio di due reti sul mercato e una senza spot pubblicitari darebbe inizio a una nuova era in viale Mazzini.

Pochi giorni fa il vice premier Luigi Di Maio se ne era uscito con la boutade sul «censimento dei raccomandati Rai» in vista delle nuove nomine. «Nessuna azione intimidatoria - aveva specificato - però se c'è un governo del cambiamento dobbiamo ristabilire un po' di meritocrazia». Ora arrivano le parole di Grillo, che dalla Rai fu cacciato negli anni Ottanta e che già in passato aveva azzardato un piano per privatizzare parzialmente la tv di Stato.

Sulle telecomunicazioni si è giocata una delle partite più accese tra Lega (che voleva affidarle ad Armando Siri) e Grillini, che sono riusciti a tenere sotto il ministero di Di Maio la delega che, fra tutte, vale quanto un ministero, con una sua sede, una sua struttura e un peso enorme.

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