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Renzi ammette l'emorragia del partito: "Da maggio il Pd ha perso quasi 7 punti"

Ma sulla commissione banche non fa passi indietro: altro che boomerang

Renzi ammette l'emorragia del partito: "Da maggio il Pd ha perso quasi 7 punti"

Ammettere la crisi del Pd gli deve essere costato non poco, ma Matteo Renzi non si tira indietro: «L'elemento preoccupante non è l'ultima settimana, ma i trend. Da maggio a oggi il Pd ha perso quasi sette punti. Stiamo pagando il fatto che gli altri sono in campagna elettorale mentre noi dobbiamo sostenere la responsabilità del governo e passiamo il tempo a litigare all'interno», dice intervistato dal Corriere della Sera. Ed è «evidente», aggiunge, che «il mio consenso personale non è più quello del 2014», quando il Pd a sua guida sfondò clamorosamente quota 40% alle elezioni europee.

Ma sulla commissione banche non fa passi indietro: altro che «boomerang», come molti denunciano: «Non solo non mi sono pentito, ma lo rifarei domattina. Dobbiamo dividere i risultati del lavoro della Commissione dalla mistificazione che ne viene fatta da una parte delle opposizioni e da alcuni media». C'è una strumentalizzazione politica che ha fatto di Maria Elena Boschi il «capro espiatorio» per coprire «i veri scandali di questi anni», che vanno ben oltre il caso Etruria e gli incontri avuti dalla ex ministra.

Il clima però si è ormai surriscaldato, la Boschi è nell'occhio del ciclone e l'audizione di Padoan ieri ha alimentato nuove polemiche, anche se il ministro dell'Economia ha rassicurato (sia con una nota pubblica che in privato) di non voler affatto «scaricare» la sottosegretaria, che del resto ha pubblicamente difeso appena pochi giorni fa dalle accuse di «interferenze» sulle vicende bancarie. Renzi ribadisce che la Boschi va candidata, ma dove non è ancora deciso e sa che dovrà fronteggiare resistenze dal Pd sul territorio. Per lui, invece, è sempre più probabile una candidatura a Firenze 1 per il Senato, dove spera di poter incrociare le armi con Matteo Salvini, che ha dichiarato di volerlo sfidare in un collegio. Intanto al Nazareno è iniziata una prima ricognizione sui criteri delle liste elettorali, con consultazioni a tutto campo nel partito. C'è l'idea di bilanciare le candidature: se nel collegio uninominale c'è un esponente riconoscibile della sinistra, a capo della lista proporzionale ci sarà un moderato, e viceversa.

Oggi il leader del Pd non sarà al Quirinale, per la consueta cerimonia degli auguri di Natale, con il discorso del presidente della Repubblica alle alte cariche. Non è una assenza «diplomatica» né tanto meno polemica, spiegano dal Nazareno: «È fuori Roma per qualche giorno, e il capo dello Stato è stato tempestivamente avvisato».

Intanto il segretario Pd, che vuole cominciare a fare campagna elettorale «sui contenuti concreti» e uscire dal circo delle polemiche mediatiche sul caso Boschi, mette nel mirino l'aspirante premier grillino Luigi Di Maio e le sue confuse e alternanti idee sull'Europa: ieri è inciampato in una domanda sull'uscita dall'euro, dichiarando che se venisse sottoposta a referendum lui voterebbe sì. Renzi parte all'attacco, seguito subito dai suoi: «Vuole uscire dall'euro? Sarebbe una catastrofe per l'economia italiana», sottolinea. «Di Maio straparla senza sapere quel che dice», infierisce Gianni Pittella.

Il grillino la prende male, lamenta di essere stato «trollato» da Renzi e spiega che non voleva dire esattamente quello, ma ormai è fatta. LCes

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