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Rosatellum con la fiducia Guerriglia contro il governo

Gentiloni blinda la riforma elettorale. Grillini in piazza, primi sabotaggi bersaniani: l'esecutivo va sotto al Senato

Rosatellum con la fiducia Guerriglia contro il governo

Legge elettorale entro la fine del mese: la corsa per approvare il Rosatellum si è ufficialmente aperta ieri all'ora di pranzo, quando Paolo Gentiloni ha riunito il Consiglio dei ministri per autorizzare la richiesta di voto di fiducia.

Se ne parlava da settimane, dietro le quinte, ma solo ieri si è ufficialmente sciolta la riserva: grazie ad una aberrazione regolamentare, alla Camera si andava incontro ad almeno 120 voti segreti, su altrettanti emendamenti. Un invito a nozze per i franchi tiratori, un rischio enorme per la legge: «È chiaro che se passa una modifica qualsiasi viene giù tutto», avvertiva il capogruppo Pd Ettore Rosato. Dello stesso parere anche i vertici di Forza Italia e Lega, che sostengono la riforma. «Questo è l'ultimo treno che passa per evitare di andare al voto con i due moncherini del Consultellum: facciamo il possibile per non perderlo», incitava da giorni Matteo Renzi.

E, soprattutto, convinto della necessità di mettere in sicurezza la legge elettorale è anche il Quirinale. Il benestare di Mattarella ha superato le ultime perplessità di Palazzo Chigi, dove si teme l'inasprirsi del clima politico mentre è in discussione la legge di bilancio. L'unico ad avanzare un dubbio, in Consiglio dei ministri, è stato il Guardasigilli Andrea Orlando, che ha chiesto di tentare un'ultima mediazione con Mdp, prima di porre la fiducia (che anche lui considera necessaria per approvare la legge), per evitare lo scontro totale.

E in effetti la rappresaglia dei fuoriusciti Pd è già iniziata: a Palazzo Madama, subito dopo l'annuncio della fiducia, il governo è andato sotto due volte, su due insignificanti emendamenti alla legge europea, che poi è stata approvata col loro voto contrario e con l'uscita dall'aula di senatori di Ala e Fi: un chiaro avvertimento da parte di Bersani & Co. che la guerriglia è in corso. I parlamentari vicini a Giuliano Pisapia non vi partecipano ma annunciano tramite la pagina Facebook di Campo progressista che non voteranno la fiducia su una proposta di legge elettorale «pessima» portata al voto con un metodo «pessimo».

A chiedere la fiducia nell'aula di Montecitorio è stata ieri il ministro Anna Finocchiaro, il cui annuncio ha subito dato il via alla sceneggiata di chi si oppone alla legge: urla («Venduta», «vergogna» e peggio) e lancio di oggetti dai banchi grillini, pugni sui banchi di Mdp, omaggi floreali alla Finocchiaro da parte di Ignazio La Russa di Fratelli d'Italia, che le porge una rosa accompagnata da una frase cupa: «Siete un governo di morti, e ai morti offriamo fiori e non opere di bene».

I voti di fiducia sulla legge elettorale saranno tre: si comincia oggi e si spera di finire domani sera. Il voto finale sul Rosatellum sarà l'unico a scrutinio segreto, con qualche residuo batticuore. Poi la legge passerà al Senato, dove - nelle speranze dei suoi promotori - potrebbe essere approvata in via definitiva (e senza alcuna modifica, altrimenti sarebbe necessario un nuovo passaggio alla Camera) entro ottobre. Prima quindi della fatidica data del 5 novembre, quando si voterà in Sicilia e i contraccolpi delle urne potrebbero farsi sentire fino a Roma, e complicare gli equilibri politici.

Mentre Cinque Stelle e Mdp invocano la piazza contro il Parlamento che vota la legge elettorale (due le manifestazioni convocate per oggi a Roma), Silvio Berlusconi mette nero su bianco l'appoggio alla riforma elettorale: «Forza Italia ha sempre ritenuto fondamentale fare la legge elettorale in Parlamento, non si può andare alle prossime elezioni con due sistemi frutto di altrettante sentenze della Corte costituzionale».

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