Politica

Rosatellum a tappe forzate. Al Senato il governo sbanda

A Palazzo Madama manca tre volte il numero legale Riforma elettorale in aula da martedì fra le proteste M5s

Rosatellum a tappe forzate. Al Senato il governo sbanda

Che ci sia un'aria dimessa e di rassegnazione dalle parti di Palazzo Madama è più che evidente. Prova palpabile ne è quella fuga repentina (tutt'altro che disinvolta) dei componenti della Conferenza dei capigruppo impegnati a un trasloco forzato per non rimanere vittime del flash mob di marca grillina, organizzato proprio di fronte all'entrata della sala Pannini, solitamente adibita allo scopo. Una sorta di ultimo disperato tentativo di impedire da parte delle truppe capitanate dal deputato Danilo Toninelli e dal senatore Vito Crimi la calendarizzazione del voto sulla legge elettorale.

Dopo l'approvazione (con tanto di fiducia) a Montecitorio, il cosiddetto Rosatellum bis sarà quindi discusso (e dunque votato) dal prossimo 24 ottobre, quando approderà nell'aula di Palazzo Madama. L'Ufficio di presidenza del Senato ha poi disposto che il relatore del testo della nuova legge elettorale sarà il senatore di Alternativa Popolare Salvatore Torrisi.

Nel pomeriggio, poi, il presidente Piero Grasso ha sbrigato in tutta fretta la pratica dell'agenda dell'aula. Quasi senza problemi. Una maggioranza tutt'altro che schiacciante ha rintuzzato i vani tentativi di Sinistra italiana e del Movimento cinque stelle di convincere l'aula a mettere in calendario altre «priorità». Già dal tono sconfortato e dallo scoramento del senatore Giuseppe De Cristofaro era chiaro quanto sarebbe successo. Ma soprattutto quanto - a breve - accadrà. «Un parlamento civile metterebbe in discussione altre norme - dice il senatore - prima di sciogliersi».

Insomma sono in tanti a pensare che Rosatellum e legge di Bilancio esauriscano in toto il compito di questa assemblea e di questa legislatura. Ci provano sia lo stesso De Cristofaro e la sua collega grillina Barbara Lezzi a cambiare il corso delle cose. Anche ricorrendo a vere e proprie «maledizioni». «Ricordatevi di come è finita la vostra riforma costituzionale - urla De Cristofaro -. L'avete voluta a colpi di maggioranza ma il popolo italiano ve l'ha bocciata». «Ci penserà la mannaia della Corte costituzionale - gli fa eco la Lezzi - a bocciare questo obbrobrio che vi ostinate a chiamare legge elettorale».

L'aria di smobilitazione poi si evinceva anche dal piccolo campanello d'allarme per la distrazione che ha portato l'aula ad andare sotto il numero legale ben tre volte nel corso della giornata. Segno che la maggioranza scricchiola se non si concentra sul lavoro parlamentare. Mettendo in ansia anche chi, dall'opposizione, vede con favore l'approvazione del Rosatellum. Paolo Romani, per esempio, nella veste di capogruppo di Forza Italia è preoccupato pur restando ottimista. «Qui in Senato - spiega - non abbiamo la possibilità di votare il provvedimento come alla Camera quindi dovremo trovare un altro modo di manifestare il nostro parere favorevole». L'aiuto si potrebbe concretizzare con l'uscita dall'aula di Lega e Forza Italia in modo da abbassare la soglia della maggioranza al momento del voto.

Un voto comunque non scontato. Al netto dell'aria di smobilitazione che si respira, al netto della frustrazione dei grillini, l'uscita dalla maggioranza dei senatori di Sinistra Italiana e di Mdp potrebbe comportare qualche difficoltà.

L'asso nella manica di Renzi, però, è sempre quello: il gruppo di Ala (con i suoi 14 senatori, tra cui Verdini).

Commenti